Adulta. Adulta. Sii adulta, cazzo. Una conversazione matura, devi avere una conversazione matura. Essere diretta, ma non inquisitoria. Decisa ma non tirannica. Devi stimolare ma non manipolare. Esprimere ed ascoltare. E devi fare tutto questo nel modo giusto. Voglio dire, il TONO. Noi donne ci teniamo al tono. E anche alle parole. Ma pure gli uomini. Cioè non con la nostra stessa raffinatezza (leggi: morbosità), ma quelli hanno delle keywords, non ascoltano altro, intercettano solo le keywords che fanno scattare gli allarmi. Già “noi” è una keyword, per esempio. Quindi bisogna stare attente. Evitarle, le keywords. Tipo “noi”, oppure “futuro”, oppure “progetto”, a volte anche solo “programmi per le ferie” non va bene.
Adulta. Bisogna che tu sia adulta. Che tu sia donna. Non ragazzina. Tu devi sapere, devi intuire, devi dire ma non dire troppo, pretendere ma con ragionevolezza, aspettarti delle cose ma senza finire nel baratro oscuro delle aspettative deluse. L’asticella, l’asticella del tuo valore, tu devi fissarla. Ecco, la cazzo di asticella.
E come si fa, ditemelo voi come si fa, a un certo punto, a non rimpiangere quando eravamo dei beginners dell’amore, dei principianti, degli stagisti dei sentimenti. Quando potevamo urlare, piangere, fare le nostre scenate ed essere pure legittimate a farlo, perché tanto eravamo piccole. Come si fa a non rimpiangere quando potevamo essere pazze, quando potevamo controllare e condizionare senza vergogna, quando potevamo liberamente pretendere di essere speciali nella vita dei maschi a cui — a vario titolo — davamo udienza. E se non lo eravamo, ci incazzavamo. E lo dicevamo, che erano stronzi, anche se non lo erano. Quando “non ci siamo promessi niente” sapete quanto valeva per noi? ZERO. Perché, anche senza promettere, i fatti, di per sé, significavano qualcosa. Andare a letto con un uomo significava qualcosa, per noi, e di questo non ci imbarazzavamo, sentendoci delle sempliciotte di provincia. Non come adesso che la metropoli ci impone di dire: “Beh sì, in effetti, è stato chiaro”. Chiaro un cazzo. Com’era bello quando non avere ciò che volevamo ci conferiva il diritto inalienabile di essere colleriche, rancorose, ma al tempo stesso ferme sull’idea di ciò che NOI, invece, volevamo. Di dire e forse pensare, ma dirlo senz’altro, che era lui che non ci meritava. Che non era alla nostra altezza. Quante piccole bugie placebo hanno accompagnato la nostra vita sentimentale, quante.
Ecco come si fa a non rimpiangere quando ce le avevamo, tutte quelle minchiate da dirci. Quando eravamo così sfrontate da chiedere di più, da chiedere il NOME delle cose, senza timore di sembrare ingenue o inesperte. Da avere il coraggio di farlo. Da fottercene della dignità, delle pose, dell’esser fighe. Quando di fare le “signore” non ce ne fregava un cazzo e se dovevamo strillare, strillavamo. E se dovevamo essere becere, becere eravamo. E se dovevamo scrivere papiri immensi di pugnette mentali, per girare in tondo intorno all’ovvio, lo facevamo senza accorgerci di quanto patetiche fossimo. Anche perché, allora, non eravamo patetiche. Cioè ci sono cose che fatte a 20 anni vanno bene. Fatte a 30 un po’ meno.
A 30 anni, se hai minimamente capito come gira il mondo, se hai fatto la tua gavetta, te lo sei quasi dimenticato, quello che vuoi. Un po’ ti sei abituata a pensare che non esista, quindi tanto vale soffermarcisi meno e iniziare a scegliere tra ciò che passa il convento (ammesso che tu voglia togliere le ragnatele da lì sotto, ogni tanto). Oppure ti sei convinta di non volere affatto ciò che hai voluto per buona parte della tua vita. Tipo, non so, l’amore. L’amore quello forte e che non accetta compromessi, l’amore quello viscerale, quello esclusivo, dell’appartenenza e della passione, dell’eccesso e pure del possesso, l’amore rozzo e involuto, quello della periferia intellettuale, l’amore che no-vaffanculo-il-tradimento-non-è-accettabile, quello che sì-certo-che-può-durare, l’amore quella roba lì. E non questa versione radical-chic e razionale che abbiamo sviluppato, dell’amore, che diventa un titolo sul quale investire oppure no.
Ecco, a 30 anni, se pensi all’amore, ti chiedi in effetti che cazzo sia. Che ti pare un po’ tutto e un po’ il contrario di tutto. Che la ricetta definitiva non c’è. Ecco, a 30 anni, a volte ti tocca fermarti un momento e capire esattamente cosa vuoi TU, davvero. Provare a ricordare cos’è l’amore, secondo te. A cosa assomiglia.
Poi, quando hai capito che cazzo vuoi, ti tocca provare a instaurare un dialogo con il tuo interlocutore e fare pure in modo che sia una conversazione costruttiva (quindi devi disattivare una serie di strumenti bellici che hai sempre usato in questi casi, tipo il sarcasmo). Devi essere calma e paziente, rassicurante e sicura di te, mostrare qualche segno di fragilità (che ti umanizza), ma non di debolezza (perché quando si gioca a pallavolo, nessuno chiama in squadra il più sfigato). Devi illustrare ciò che tu vuoi per te stessa, il tuo standard minimo di qualità per un rapporto, ma non chiedere esplicitamente a lui di dartelo, poiché come dice GuruVagina “il modo peggiore per avere da un uomo ciò che vuoi, è chiederglielo”.
E no, guarda, non funzionano neppure quelle brutali semplificazioni che usiamo a volte, perché ci rendono la vita più fluida, tipo “non gli piaci abbastanza”, “evidentemente non ci tiene abbastanza”. E blablabla. Che sì, a volte sono vere, ma certe altre volte no. Quante donne hanno avuto infinita pazienza? Costruendo il rapporto giorno per giorno? Lavorando sul partner e su se stesse? Quante difficoltà hanno superato? Ecco la verità è che l’amore è un casino, è una fatica, è difficile. È la negoziazione di due individualità che devono scoprirsi, annusarsi, capire se si rispettano e se riescono a incastrarsi. E ci sono volte che non si possono usare le sintesi e gli aforismi. Ci sono volte che le persone devono prendersi per mano, fare la fatica d’aprirsi, e spiegarsi, e comprendersi. Ci sono volte che bisogna suggerire, seminare e attendere che i frutti crescano. Ci sono volte che non possiamo fare tutto da sole, anche se siamo emancipate e indipendenti, anche se sappiamo usare il trapano, mettere un chiodo nel muro, controllare l’olio della macchina, cucinare, fare il bucato, depilarci la vulva da sole con la cera bollente e stimolarci in autonomia il punto G per regalarci amplessi epici. Ci sono volte che non possiamo fare tutto da sole. Che le domande le dobbiamo porre e le risposte le dobbiamo ascoltare. Non siamo mica da Marzullo. Un rapporto prevede questo, prevede un dialogo tra due parti. Non possiamo obbligare l’interlocutore a prendervi parte (né pretendere che un uomo di sua sponte ci proponga di parlare del nostro rapporto, perché quella sì che sarebbe la negazione ontologica della virilità: un uomo che si auto-candidi a darsi una martellata sui coglioni NON ESISTE, mettiamoci l’anima in pace). Ma se decidiamo a monte di non aprirlo neppure, il confronto, allora forse siamo noi che stiamo negando l’esistenza della relazione.
E no, non ti va di toccare questi argomenti pesi, è ovvio. Non ti va di diventare quella che chiede cose tipo “Ma questa relaz…ehm..rapport…eh…stor…ehm…insomma, DOVE STIAMO ANDANDO?”. No che non ti va. Sia perché non è figo chiedere queste cose. Sia perché queste cose, in teoria, dovrebbero essere chiare e inequivocabili senza la necessità di spenderci sopra dei comizi. Sia anche perché esiste una probabilità consistente che la risposta — ammesso che ci sia — non ti piaccia. E sentirsi dire “No” (qualunque sia la formula usata, qualunque sia la ragione addotta) ti mortifica, lo so. Ma è un passaggio da fare, prima di decidere di archiviare. Sì, lo so, uno stress. Una fatica.
Ed è a quel punto che bisogna essere pronte. Che bisogna essere adulte, e ferme, e mature, e consapevoli, e tutto quell’altro lungo elenco di roba che ti fa rimpiangere quando di anni ne avevi 18 e potevi fare lo schifo emotivo e nessuno ti diceva niente. È a quel punto che dobbiamo ricordare cos’è che ci serve, perché sembri amore.
Perché tu non ti ritrovi inutilmente a dieta, senza neppure dimagrire.
Perché tu non paghi in anticipo le rate di una macchina che FORSE guiderai tra 18 mesi, o forse no.
Perché tu non ti illuda di diventare la priorità di un uomo per cui non sarai una priorità mai.
Perché tu non ti ipotechi l’anima per un uomo che ti piace, che è un tuo pari, che è uno per bene ma per il quale sei rinunciabile.
Perché tu non sia un accessorio utile-ma-non-indispensabile.
Perché tu possa essere paziente e lungimirante, morbida e accogliente, ma non per questo ritrovarti incastrata in una suggestione di amore, pur d’avercelo, che abbia ben poco a che vedere con l’amore. E con te. Con chi sei. E con ciò che vuoi.
Poiché l’amore, di cui a 30 anni sai di non sapere un cazzo, è uno specchio nel quale bisogna specchiarsi in due.
E se in quel riflesso c’è una persona sola, se non c’è armonia, se gli spazi non sono equi, se non ci si dispone insieme per entrarci entrambi e se non si sceglie d’appenderlo a un’altezza che vada bene per tutti, beh allora forse non è amore.
O per lo meno, non è il genere d’amore che vuoi tu.
A 30 anni.
Sì.
mh.
Ho versato un fiume di lacrime leggendoti. Mi ci sono specchiata, anche se ho passato i 30 anni da un pezzo… Non è che posso inviare direttamente il tuo articolo?? 😀
ahaha naturalmente puoi, non saresti la prima a usare un forward strumentale 🙂
un abbraccio
E a 25 anni? Leggo e penso che si cavoli, io prima di tutto, se non mi sta bene com’è che si fotta…ma forse posso ancora sbraitare e aggrapparmi alle speranze che qualcosa cambi come quando ne avevo 18? Alla fine la speranza é l’ultima a morire no?
oh sì, goditele quelle sbraitate lì, che poi quando cresci non riesci più a farle.
che poi quando cresci ti comporti da persona per benino, matura, consapevole, centrata 🙂
sbraita un po’ pure per noi
io oggi ne ho fatti 35 di anni e riflettendo tra me e me, invece, mi sono detta che se c’è una cosa che non rimpiango per niente della passata decade è proprio quell’essere collerica e rancorosa… tutto il resto, però, lo sottoscrivo!
oh ma pensa quanta energia sfogavamo (o sprecavamo) pensa quanta.
oh no a me a volte manca, quando temevo che i vicini chiamassero i carabinieri per le urla, oh sì, dai, una volta all’anno, non dico tanto.
giusto per regredire un attimo e poi tornare a essere questa cosa nuova e corretta che (forse) siamo diventate 🙂
l’ultima litigata di questo tipo è finita che il pene insipiens di turno, caduto da solo, è stato da me invitato a restare a terra perchè è a terra che stanno gli stronzi. Comunque raccontarle, le scene di isteria, mi piace sempre tanto! ps per me non si tratta di essere diventata corretta. E’ che invecchiando sono diventata pigra 😉
Quante pippe mentali che ci facciamo noi donne! Purtroppo è tutto vero, tranne il fatto che se vuoi una cosa la devi chiedere! Per gli uomini è tutto molto più semplice e lineare, il modo migliore per farsi capire: essere diretti. Se ci giri intorno perché stai a pensare al tono da usare non capiscono xD
Non sto dicendo che sono stupidi, solo diversi da noi /:
Concordo, se vuoi qualcosa devi chiederla, ovvio non puoi pretenderla ma chiedere è necessario, il più direttamente possibile altrimenti non ti capiscono. Se poi trovi l’uomo giusto sarà lui a fare lo sforzo di capire e di conciliare le sue esigenze con le tue. In realtà il problema è tutto lì, trovare quello giusto, a quel punto è tutto molto più semplice di quanto pensi
Quello “giusto” che intuisce tutto anche se non dici nulla …
…..praticamente il Mago Otelma 😝
io nutro delle perplessità proprio su questa storia di “quello giusto”
ma magari perché devo ancora avere la mia personale illuminazione sulla via di damasco.
guarda sulla diversità non nutro alcun dubbio.
sull’esplicita richiesta sì. ma perché ho perplessità sulla capacità di articolare risposte (sorrido).
quanto alle capacità di comprensione del testo femminile, anche, potremmo parlarne a lungo 🙂
fino a qualche tempo fa mi sarei rispecchiata in pieno in quello che hai scritto, perche’ hai descritto perfettamente i miei dubbi, le mie paranoie, le mie domande, le mie insicurezze.
che faccio chiedo o non chiedo cos’e’ questo rapporto?e se poi chiedo e sembro troppo esigente e lui se ne va? ma lui non si chiede dove stiamo andando? ansia.
Ora mi rendo conto che alla fine quando trovi la Persona, la tua persona, e’ tutto davvero molto chiaro. le domande te le fai lo stesso certo.. perche’ le tue paure mica le vuoi abbandonare cosi..ci hai vissuto una vita con loro 🙂 pero’ il rapporto va come deve andare e come tu vuoi che vada e lui dice quello che tu hai bisogno di sentirti dire e se non te lo dice sai che puoi chiederglielo. sono contenta di non dover piu’ fare giochini con le parole o mille calcoli alla lavagna su come e’ giusto che io sia.
Ecco questo era per farmi odiare alle 8 del mattino?! 🙂 no..era per dire che arrivera’ Vagina e ti sembrera’ ti aver trovato il “posto” fatto apposta per te.
MALOSSòòòòòò
ho pure sentito il sapore, l’antipasto, l’odore. di quando le cose vanno come devono e basta e non c’è bisogno neppure di fare troppe domande e troppe paturnie. ma poi, sai, la vita è fluida, così i legami,i percorsi e quindi alé. giù così.
però se voi dite che DEVE ANCORA ARRIVARE, io vi credo eh.
VI CREDO.
Il postulato principale è dato dal fatto che per l’uomo la distanza minore tra due punti è rappresentato da una linea retta, per la donna da una sinusoide 😁
Comunque sia parlare è giusto, ed anche capire a qualsiasi età …tempo fa la mia “ragazza magica” mi ha chiesto cosa volevo fare della nostra relazione, ci siamo chiariti ed ora stiamo costruendo ogni giorno quello che sarà. Ad oltre 50 anni
eh. beati voi.
a 30 anni, invece, possono essere domande assai difficili, con risposte mediamente scomode…
(la roba della retta e della sinusoide, molto vera :))
Le risposte sono scomode anche oltre i 50 😜
Non sono d’accordo con la GuruVagina.
e vabbè. glielo riferirò.
Ah ah ah! 🙂
Intendevo dire che, fatte salve le opportune & debite eccezioni, noi maschi siamo molto lineari e diretti e soprattutto non riusciamo a leggervi nel cervello. Una delle poche forme di comunicazione che in qualche modo garantiscono ancora qualche possibilità di successo nello scambio di informazioni è la lingua letteraria. Ergo, parlate. E quindi chiedete. Se non chiedete le cose non potete sperare che il lavoro di interpretazione dei sottotesti lo facciamo noi e non potete incazzarvi se poi non capiamo quello che stavate pensando e che volevate dire (che non sempre coincide temporalmente).
Il mio consiglio: chiedete, chiaramente, senza troppi giri di parole, trovando il momento e il modo giusto.
Quando vai dal gioielliere, chiedi per avere qualcosa, e sei anche decisamente precisa nel scegliere le parole per descrivere esattamente quello che vuoi, giusto?
Perché con noi dovrebbe essere diverso? 🙂
Mandi
massì, ma poi è la conclusione del post, che bisogna parlare, che bisogna aprirlo il dialogo e sostenerlo, altrimenti siamo noi per prima a negare il rapporto, lo scambio dialettico e tutte quelle menate lì.
e se il gioielliere ha ciò che cerchiamo bene. se non ce l’ha, giacché comunque l’oro non lo regala nessuno, se non ci garba ciò che ci propone, siamo pur libere di andare a trovarne un altro, di gioielliere, no? 🙂
Nessuno è indispensabile per nessun altro, e, se mai è possibile diventarlo, non succede in un paio di mesi. Forse nemmeno in un paio di anni.
Ecco, credo che il problema da entrambe le parti sia tenere il profilo giusto (seducente ma accomodante) per i primi 10, 20 anni.
Poi intervengono la complicità, la maturità, l’età, il calo dell’ormone, l’invecchiamento cerebrale, l’abitudine…
Sostanzialmente muori dentro, e tutto diventa più facile.
che brutta idea… devi essere triste, te.
Hahahahaha :DDDD
No! Non più di tanti almeno. Certo, sopravvivere al mio stesso cinismo è stata un po’ dura all’inizio, ma adesso che mi sono abituato sono sereno, e nelle giornate buone le mie risate me le godo 😉
ti do’ una notiziona: non moriamo dentro, se decidiamo di non farlo. Indipendentemente da chi abbiamo vicino. Se è quello sbagliato, cambi, se stai male da solo cerchi qualcuno con cui stare bene.
Muori dentro se ti convinci che la passione non è compatibile col mondo.
uhm, bella idea (?)
Ma poi le iperboli? Cosa faccio? le butto tutte? Mi resta solo il letterale?
E i legami umani forti? Che faccio? li etichetto in giusti e sbagliati e taglio quelli ‘sbagliati’?
Già fatto: non è stato così facile distinguere gli uni dagli altri, e alla fine avrei quasi preferito non farlo. Non sono una persona di passioni, ma di testa, e non farei cambio per niente al mondo 🙂 (questione di gusti)
La vita senza passione non è nulla secondo me.
E pur essendo molto pragmatica e abituata al pensiero scientifico… ogni tanto scelgo di pancia.
Le migliori scelte della mia vita. Mai pentita. Anche se mi son fatta male.
Come te. Le scelte da farfalle nello stomaco sono quelle che mi hanno dato di più, nonostante gli effetti collaterali, e quelle di testa non sono minimamente paragonabili. Detto da un’altra che ci pensa quasi sempre bene prima di prendere una decisione. Quasi.
ovviamente noi siamo simili in questo, non poteva che essere così.
non ho mai pubblicato, ma ce l’ho lì nelle bozze, un avvincente dialogo tra la mia pancia e il mio cervello, in proposito 🙂
E finiscilo, che avrei proprio voglia di leggerlo. Poi io e te ci si dovrebbe rivedere una sera, ‘sto giro senza uomini 🙂
come darti torto! 🙂 scrivimi, che ci riscambiamo tutto e organizziamo, alla faccia degli zii! 🙂
Diverse esperienze, diverse conclusioni, evidentemente 🙂
evidentemente
sorrido moltissimo.
cazzo io il profilo seducente ma accomodante (occultando la tirannia della scassacazzi) se va bene riesco a tenerlo 6 mesi.
e quando riesco mi sento comunque un’eroina nazionalpopolare.
_forse dimentichi una cosa importante: amare nn succede tutti i giorni e neanche a comando. Se ti capita bene, se nn ti capita, continui il tuo giro 😉
grazie. illuminante.
Immediata, sarcastica e delicatamente sfacciata, come sempre. L’amore va co-costruito, certo, e ci vuole fatica, e sudore… come poeticamente raccontato da Fossati, nella sua “la costruzione di un amore”.
co-costruito.
molto vero.
esatto.
giusto.
ho rivisto Lella Costa in un suo spettacolo di tanti anni fa, in cui faceva una lista lunga almeno venti minuti di cose che una donna deve essere…
Forse dobbiamo solo essere noi stesse, chi ti sa guardare davvero, quella sarà la persona giusta.
L’UNICA GIUSTA………………………
eh. sarà così…
Già.
Chissà perché non ci si pensa. Anche noi ometti avremmo dovuto provarci prima: essere semplicemente noi stessi, dolcemente complicati, e aspettare che una ragazza ci guardi davvero per quello che siamo.
Tristi, e così in virtù della nostra tristezza meritiamo anche di essere condannati alla solitudine.
Certo. Pollicione in su per una vita senza compromessi!
😛
sorrido.
che poi io a volte ho avuto il problema, chiaro, di essere TROPPO me stessa, come dire 🙂
Quando voi donne imparerete a farvi meno pippe mentali e a dire senza giri di parole cosa volete, sarà un mondo migliore. Sempre se noi uomini riusciremo a capirvi, ho i miei dubbi.
vabbè ma se allora dobbiamo ragionare per assurdo (voi donne farvi meno pippe mentali) ma allora ditelo 🙂
Eh, uno ci spera sempre.
“No, non si può fermare il tempo,
non si può mutare il vento
quindici anni aveva lei,
ricordo quando mi baciò”
Equipe 84 – Bang Bang
“Now he’s gone, I don’t know why
And till this day, sometimes I cry
He didn’t even say goodbye
He didn’t take the time to lie”
Nancy Sinatra – Bang Bang
Cara Geena, a volte (ma solo a volte) penso che tu sia la donna giusta con le idee giuste in una città che è giusta; ma questa città ha dei sentimenti sbagliati, perchè è inadeguata a sé stessa. Vorrebbe sembrare cinica e spietata come New York, dove le donne dovrebbero essere tante Carrie Bradshaw (che alla fine, come dici tu, non esistono)… ma che tutto sommato ha un DNA italo-lumbard con tutti i limiti storico – geografici del caso. Eppure Milano ha vitalità da vendere e tanti bei lati da scoprire se solo la smettesse di scimmiottare New York e le sue frenesie.
Tu sei consapevole di ciò che sei, ha le idee chiare su ciò vorresti e su come intendi perseguirlo…. in una frase: Tu Sei Pronta.
Hai dei progetti per il futuro; nella tua vita ci sono caselle piene, alcune in fase di riempimento, alcune vuote.
Per ora quella dell’uomo che sarà il tuo compagno è ancora vuota, ma sono fermamente convinto che non resterà tale a lungo.
Ci vuole solo un uomo che si fermi un attimo a guardare e che voglia andare oltre le apparenze; un uomo che sia altrettanto consapevole su ciò che vuole e come intenda perseguirlo; un uomo abbastanza flessibile da capire che la strada è bello farla insieme ad una donna che sia capace di fare squadra e che sappia camminare insieme a lui.
I 15/20 anni sono quelli dell’innamoramento dove ci stanno tutte le paturnie di quella fase, ma a 30 le cose sono differenti perchè cambiano le prospettive e le priorità. Essere maturi non significa diventare indiretti e sfuggenti; ricordiamoci che anche il milanesissimo Manzoni nei suoi Promessi Sposi fa sì che “l’uomo vecchio si ritrovi d’accordo col nuovo” nella scena dove Frà Cristoforo manda a quel paese il potentissimo Don Rodrigo.
Quindi dire le cose come stanno, quando ne va della nostra felicità e del nostro futuro con l’altra persona, non solo è doveroso ma necessario. L’amore maturo rifugge dall’ambiguità.
C’è un momento dove il rapporto fra due persone giunge ad un bivio; da un lato l’occasionalità dall’altro la stabilizzazione…. Beh, lì si deve scegliere ed essere chiari.
Nel mio caso avevo percepito una certa insicurezza in lei. In quel momento giocai il tutto per tutto.
Le dissi semplicemente queste parole: “Io scendo in campo per giocare questa partita. Tu cosa vuoi fare? Stare in tribuna o scendere in campo anche tu?”
Mi è andata bene.
Ci è andata bene. 🙂
lo so, lo so che è indispensabile, doveroso e necessario a un certo punto.
ed è infatti la conclusione a cui giungo.
e sì, non si possono evitare le domande per timore delle risposte.
non può essere un soliloquio, e sono d’accordo. e come giustamente dici, si arriva sempre a un bivio. e bisogna essere chiari.
per quanto riguarda le caselle vuote, e tutto ciò che mi dici, non puoi sapere quanto mi riscaldi.
soprattutto la tua convinzione che quella casella non resterà vuota per sempre. cosa che, com’è noto, invece, suscita in me molteplici perplessità 🙂
un abbraccio a te e a quella che è scesa in campo invece di restare in tribuna 🙂
30 minuti di applausi!!!ma anche un giorno intero!
ah! ah! 😀
❤
l’amore a trenta è uguale a quello a aventi o quaranta. Come hai detto è una specie di negoziato tra due persone che vogliono stare insieme. Certo è fatica e rinunce. Si, anche rinunce a qualcosa, perché l’amore è un bel compromesso. Un passo indietro da parte di entrambi e non un passo avanti. Senza quello indietro si va a sbattere e poi sono dolori.
Vero, i compromessi sono necessari. Io ho dovuto rinunciare a tutte le altre ….
😝
ottima mossa.
fedi sei sempre il solito.
eh, ma nel 2017, la nostra generazione nata nei ruggenti anni ottanta, fa più fatica che mai a far fare un passo indietro alla propria individualità, per l’eventuale passo avanti insieme. non vale per tutti, naturalmente, ma per molti di noi è evidentemente così…
e per ora son dolori 🙂
visti i risultati, penso proprio di sì.
Neanche a 38.
Grazie per questo post
e di che 🙂
Certo che voi donne siete incomprensibili… Volete sapere dove stiamo andando e ve la prendete se vi chiediamo se siete venute!
ahahahahah pirla!
Cazzo se è faticoso, sempre. A venti perché non ne sapevo niente, a trenta perché avevo iniziato a costruire un qualcosa in cui credevo, a quaranta perché ne ho dovuto ammettere il fallimento dopo tante difficoltà superate. E ora che intravedo i cinquanta, gioco solo se ne vale la pena, altrimenti preferisco la panchina. L’effetto collaterale delle cicatrici che ho addosso è che non è rimasto tanto posto e una in più non può fare così male. Non più di tutte le altre.
ma com’è che ogni volta che mi commenti – non proprio sempre ma molto spesso – io ti leggo e mi viene voglia di abbracciarti? 🙂
Come a me quando scrivi certi post… Hugs 🙂
Almeno le cicatrici non dovrebbero fare più male… a perte quando il tempo peggiora e si fanno sentire. Io ho paura che le mie ferite sanguineranno per sempre, non c’è sutura che tenga.
Non essere sempre così pessimista… tu stai già parecchio avanti 🙂
…e anche parecchio indietro… attaccato a due cavalli che galoppano in direzioni diverse, fai tu.
Ogni volta che sto attraversando un momento complicato legato alla mia relazione, a tratti non relazione, con una persona che per ora è dall’altra parte del mondo, ci sei tu che scrivi un post che mi arriva come un pugno nello stomaco. Perché me lo sono chiesto mille volte se sia giusta questa gestione “radical chic” dei sentimenti. Dove ci porterà. Personalmente mi sta portando a vivere un amore che amore non è. Che mi fa agire con troppa razionalità buonsenso ed equilibrio quando invece a volte lo vorrei perdere tutta questa cazzo di ragione, di calma. Quello che tu hai scritto è esattamente quello che mi chiedo da un po’ di tempo a questa parte. Ora non mi resta che trovare la forza di porre fine a tutto questo. Ma la paura di ritrovarmi esattamente nella stessa situazione è tanta.
Sei l’amica con cui avrei bisogno di parlare in questo momento!❤️
trova il coraggio di parlarne, prima di trovare il coraggio di chiudere.
è questo il senso. che se c’è un rapporto, ci deve essere un confronto. altrimenti siamo sempre noi che ce la cantiamo e ce la suoniamo.
non sai quanto ti capisco 🙂
e t’abbraccio ❤
Se la tua più cara amica fosse nella tua situazione, che le consiglieresti? …. ecco, fai così. Buon cammino 🙂
E’ difficile, troppo. Trovare qualcuno che capisca quello che pensi, che sia proiettato ad una relaz…ehm..rapport…ehm…storia … uguale a quella che sta nascendo nella tua mente, non è solo impegnativo, è semplicemente inverosimile.
non impossibile.
forse neppure inverosimile.
semplicemente, non è semplice. e anche qualora nasca la stessa idea di storia, la pratica è un’altra cosa. la vita ha i suoi percorsi, le sue difficoltà. le sue indecisioni. eccetera. eccetera.
In modo diverso dal tuo, anche io che ho 30 anni (+4) scrivo a volte delle stesse cose tue…
vieni a trovarmi se ti va…
ok! 🙂
C’è troppo poco coraggio in tutto questo.
Parlate di uomini ci infilate un sacco di etichette e poi finite per incasellarvi da sole in un ruolo che neanche volete. C’è timore, paura di essere se stesse, senza capire che il problema sta lì: se non ti esponi per chi sei, non potrai mai ottenere ciò che vuoi.
Questo post si scorda una cosa: essere se stessi aldilà di tutto.
Rischiando di non essere capiti o capite, ma è l’unico atto che puoi fare, se vorrai arrivare a ciò che vuoi.
Troppo invadente? Forse. Dipende chi hai di fronte, dipende da quanta voglia hai ancora di non voler abbassare l’asticella.
Solo un appello: non arretrate, non smettete di sperare, non recitate seguendo un copione imposto dal “buon senso generale”, osate, rischiate di essere maledettamente fragili e ferite… se no il Nulla avanza e Fantasia muore.
Ah psssss… non lo dite a nessuno, ma quando riuscite ancora ad arrossire un po’, ad essere un po’ insicure, graffiate, sciupate… non è che forse forse… siete pure meglio?
Mi permetto di fare una osservazione: Se vogliamo che diventi una “Neverending story” of love, bisogna avere il coraggio di essere se stessi, in due però. Altrimenti uno rischia tutto e l’altro nulla, anzi, può giocare con i sentimenti dell’altro come meglio gli aggrada.
L’ego(ismo) gioca sempre ruoli basilari in questo confronto dei sentimenti.
E quasi mai c’è un Dragofortuna in soccorso. 😉
beh, il senso di questo post è un po’ questo.
quanto a questo culto di se stessi, secondo non ci siamo proprio tantissimo. un conto è non fingersi altro, un conto è pretendere di essere se stessi al 100% perché chi abbiamo di fronte deve accettarsi TUTTI per quelli che siamo. idea affascinante. non la condivido però (ma, d’altra parte, io non ho case history di successo).
per il resto, quoto alessandro.
…nelle tue parole mi rispecchio e mi ritrovo, sentendomi meno sola. Grazie!
di nulla ❤
Allora, mi permetto di raccontarti una storia.
Qualche anno fa, stavo proprio facendo questi ragionamenti. “Dovrò parlare? Dovrò chiedere dove stiamo andando? Non sarà troppo presto?” intanto aumentava l’intimità, l’intensità, la frequenza… passavano i mesi. Al settimo mese mi sono detta: o la va o la spacca. Ed ho chiesto: “Dove stiamo andando?”
Risposta: “Non sono innamorato di te”.
Praticamente uno schiaffo in pieno viso. Gli ho detto che allora non valeva la pena continuare, che finiva lì.
Ed è finita.
Io ho passato qualche mese a gironzolare, a conoscere altra gente. Non ci siamo più sentiti, neanche un messaggino.
Sono passati quattro mesi.
Ci siamo rivisti con una scusa (io ero stata all’estero ed ero tornata in Italia, ed era il suo compleanno).
L’ uomo tutto d’un pezzo, che a Milano ne stendeva mille con uno sguardo, lui, proprio lui, mi ha detto: “Ho capito di aver sbagliato. Non è vero che non sono innamorato di te”.
Sono passati sei anni.
E a settembre ci sposiamo.
queste storie alimentano fantasie criminali sappilo.
SAPPILO.
felice per voi però 🙂
e sì, come dico anche secondo me arriva il punto in cui le risposte vanno cercate…
Non era per aumentare le fantasie criminali, ma solo per aiutarti a pensare che bisogna mettere un punto. Un conto è se ci fa piacere stare nel limbo (ci può fare comodo per mille motivi, il primo è che noi stesse non ce la sentiamo di impegnarci, e ci sta!), un conto è se ci arrovelliamo perché vorremmo stare tranquille che “è” o che “non è”.
Questo era il succo del mio discorso, ed il motivo per cui ti ho raccontato la mia storia. A volte bisogna anche andare incontro ad uno schiaffo. Non si sa mai 😉
Boh, non so, dovrei solo star zitto, ho perso da mò il diritto di sentenziare su questo argomento. Però consiglierei ad una ragazza di levarsele da sola le ragnatele, che forse è meglio che portarsi a letto l’ennesimo coglione bimbo minchia di quarant’anni. E forse bisogna sapere anche pescare nel mare giusto.
Preciso e conciso.
Uno dei commento più sensati che ho letto.
Sensato non so, certo cose le penso da padre… è solo gelosia… 🙂
Il senso è che l’ho interpretato anche io come un meglio soli che male accompagnati, a qualunque età. Non è che siccome ho quasi cinquant’anni mi dovrei accontentare del bimbominkia di cui sopra.
Come mi disse un’amica anni or sono, “non puoi pretendere di trovare le triglie nella banco delle zucchine”
Anche perché le zucchine mò le trovi in orificeria…
pinza tu presupponi sempre che siamo noi a pescare nel mare sbagliato, e poi cosa pretendiamo?!
beh, sorry, non è così.
ah sì, le ragnatele ce le togliamo già da sole. ma come saprai meglio di noi, non è sempre tutto lì.
con i bimbiminchia a una certa si smette. infatti è pieno di ultratrentenni che praticano fedelmente l’astinenza. che però insomma capisci…
…o nuotare nel mare sbagliato… il risultato non cambia… 🙂 Il senso era meglio soli che male accompagnati. Sono sempre più convinto che i rapporti occasionali o amici con benefici non facciano bene. In amore c’è bisogno di responsabilità. E i bimbiminchia che dicevo io erano quelli di quarant’anni che di responsabilità non se ne vogliono prendere e ti svuotano completamente l’anima. E se non sai riconoscerli subito ti rubano pure gli anni più belli della tua vita.
oddio li avrò già persi gli anni più belli della mia vita? come dice sempre mia madre? rido
Gli anni più belli… per me quando i bambini erano piccoli. Alla fine questi li perdi solo per un fattore fisiologico, ad un certo punto la natura dice basta. Direi che sei ancora in tempo… 🙂
L’amore E’ imprescindibilmente una fatica tesoro della zia.
Perchè l’amore è impegno ed è viaggiare allo stesso passo, cioè due cose estrememente faticose. Arriverai ad un punto in cui troverai il bipede che saprà starti al passo e non ti caricherà di fardelli non tuoi e pipponi mentali, ma ci vuole tempo, e anche una buona dose di culo.
TIVIBI’, sempre, anche se passo più raramente.
Zia.
ma perché zia perché ti incrocio più di rado? devo venire io a trovarti? che succede? oh, il culo. su quello nulla si può. alzo le mani. ancora non m’arrendo, ma insomma 🙂
😃 è che sono piuttosto impegnata.
Dai, vieni a trovarmi! Sai che festone tiriamo su?? 😙😙😙
❤ adesso sono persino fuggita nel centro italia…ma secondo me st'anno presto o tardi un giro dalle tue parti ci scappa!
dal sorriso comunque io DEDUCO tu sia "piuttosto impegnata" in cose buone! 😀
Assolutamente ❣️
E già…. viaggiare alle stesso passo… cerchi di adeguarti al suo, finchè non inciampi. Ci sono dei momenti che vorresti correre, sempre più forte. La differenza sta nel farlo.
C’est pas facile mon ami 😘