Amicizie Sentimentali

Ieri sera ho invitato un amico a cena. Ero reduce dal weekend dai miei, dal quale ero tornata, com’è uso e consuetudine, con abbondanti scorte alimentari, tra cui un tupperware pieno di polpette al sugo, pronte per essere condivise.

Nel bel mezzo della cena, il mio ospite ha nominato una delle mie amiche, che anche lui conosce, e che io non sento più. “Avete litigato?“, mi ha chiesto. “No“, ho risposto e ho sentito un discreto imbarazzo. Davvero non abbiamo litigato. Davvero non ci frequentiamo più. Davvero se qualcuno l’anno scorso avesse previsto che io e lei non ci saremmo più cagate, l’avrei trovato impossibile. Eppure, è successo.

1. IL VUOTO FORMATIVO

Finita la cena (sponsored by mia mamma, dunque buonissima), ho continuato a pensare a quel momento di acuto disagio che avevo provato, a quanto m’avesse turbata ammettere che quel rapporto fosse, come dire, naufragato. Così mi sono accorta che si parla moltissimo di cosa succede quando finisce un amore, ma mai di cosa succede quando finisce un’amicizia. Pensateci: almeno il 70% – non abbiamo dati scientifici ma la percentuale appare plausibile – dell’industria editoriale/musicale/cinematografica si fonda sul racconto del trauma scaturito dall’interruzione, dalla sospensione, dall’atrofia progressiva di un amore. Siamo così preparati a livello teorico, da aver messo in conto che le relazioni non sono mai definitive e da aver sradicato il mito dell’amore eterno; siamo riusciti persino a sconfessare uno dei principali comandamenti romantici con cui siamo cresciuti: “…e vissero per sempre felici e contenti“. MINCHIATE! Non è vero. Ormai lo sappiamo.

Tuttavia, il fatto che anche le amicizie finiscano rimane un fatto scarsamente dibattuto. Eppure, a esser sincera, non credo che sia un fenomeno molto più raro della fine degli amori. Non credo che quando il fraintendimento, il diverso investimento emotivo, la delusione, provengono da un amico siano meno dolorosi rispetto a quando provengono da un partner. Anzi. E allora, mi chiedo, perché siamo attrezzatissimi, abbiamo decine di manuali che ci spiegano cosa fare quando la nostra relazione va in frantumi e non abbiamo un cazzo, manco un tweet illuminante, che ci spieghi come elaborare un lutto amicale?

2. SFIGA D’AMORE vs SFIGA D’AMICIZIA

Sia chiaro, chiederselo è faticoso, molto faticoso. In un certo senso è come se esistesse una maggiore forma di pudore, rispetto ai fallimenti sentimentali. È come se, in altri termini, fosse socialmente più accettato il racconto delle proprie disgrazie amorose, rispetto a quello delle proprie crisi di amicizia. In amore ci sta (essere sfigati), l’immaginario collettivo è popolato da innumerevoli personaggi caratterizzati dalla sfiga amorosa e comunque accettabili, simpatici persino. Ma la sfiga d’amicizia è diversa: non esiste. Puoi non avere un partner, perché sei sfortunato; se invece non hai amici è perché sei uno stronzo.

3. TUTTE DONNE

E mentre riflettevo, scendevano lungo le sponde del mio torrente le spoglie di certe amicizie vitali delle quali nella mia vita non resta traccia. Di tutte le persone, in altre parole, che ho perso. Che, per una ragione o per l’altra, ho lasciato andare e che mi hanno lasciata andare. Di tutti quei rapporti che si sono stemperati nell’indifferenza apparente, a volte; nella ripicca sciocca, altre; nelle regolari pieghe dell’evoluzione, altre volte ancora. Legami intensi eppur estinti, spesso senza un vero casus belli, che lasciano dietro di sé una scia di ricordi più o meno sbiaditi, di quando si era più giovani, e si facevano cose, e si vedevano genti. I ricordi, gli oggetti prestati e mai ricevuti indietro, gli oggetti presi in prestito e mai resi, e i like su Instagram.

Del resto è da Instagram che apprendo se una s’è riprodotta, se l’altra s’è sposata, se l’altra s’è trasferita all’estero oppure se quell’altra continua ad andare ai concerti indipendenti.  Sarà un caso, davvero, ma sono tutte donne. Gli uomini non devono proprio essere capaci di una complessità del genere, senza offesa per i miei amici, che sono il mio campione di riferimento. Voglio dire: non giurerei di non aver mai perso un amico uomo, ma non me lo ricordo, quindi, se è successo, è stato piuttosto naturale, privo di pathos. Con i miei amici uomini ricordo di aver discusso, litigato, alzato la voce, sospeso le comunicazioni per mesi, questo sì; ma non ricordo di averli persi, se non in quota “crescita/cambiamenti della vita”.

4. L’AMICIZIA SENTIMENTALE

Ma con le donne, invece, con quelle s’apre un dedalo di amicizie che, a un certo punto, sono finite e la loro fine ha prodotto in me un variabile grado di malessere. A posteriori, a volte per ANNI, il solo sentirle nominare risvegliava in me il risentimento, la gelosia, la delusione, la recriminazione, la sintesi facile che “evidentemente non era un rapporto così importante” (praticamente come quando, con gli uomini, liquidiamo tutto con “la verità è che non gli piaci abbastanza“). Non è successo così tante volte, badate. Il fatto è che me le ricordo tutte. A volte, con alcune, proprio come con i tipi, la crisi si preannunciava su whatsapp, con doppie spunte senza risposta, con risposte che arrivavano a distanza di giorni, con le EMOTICON per chiudere i discorsi. Insomma, ci si riservava il trattamento, vicendevole e sciatto, che si sarebbe riservato all’ultimo dei Tinder Date.

Ebbene sì, Vosto Onore: l’ho fatto. Sì, Vostro Onore, l’ho subito. Sì, vostro Onore, ho avuto voglia di dire: oh ma  te lo ricordi quante belle serate abbiamo passato insieme? Quante risate, mamma mia. E poi quanto ci ha fatto bene condividere roba? E quanto ci siamo state simpatiche da subito, eh, te lo ricordi? E va bene che le cose cambiano, ma da essere culo e camicia a ignorarsi completamente, fammi un recap: come cazzo ci siamo finite? 

Certo, Vostro Onore che c’ho pensato. Il fatto però è che questo tipo di amicizia, una volta incrinato è difficile da ripristinare, nonostante molte buone intenzioni di “parlarsi” e “chiarirsi”, di “prendersi un caffè insieme, un giorno”. Il fatto però è che certi “perché” sono troppo faticosi da cercare e spiegare, e anche che certe amicizie rispondono alle logiche sentimentali pur non essendo rapporti d’amore in senso stretto: in quei casi non è facile rimanere amici, dopo. In quei casi, è ugualmente gravoso smaltire aspettative disattese, memorie, nostalgie, non-detti, souvenir delle vacanze insieme, fotografie e un numero imponderabile di amici in comune su Facebook. Il tutto, sempre e rigorosamente, ignorandosi.

CONCLUSIONI

Sarebbe facile concludere che, banalmente, queste non erano amicizie VERE. E in parte, forse, ci sta anche; però, come sempre, c’è molto di più. C’è che l’amicizia è un sentimento complesso come l’amore, c’è che è composta da tanti ingredienti: complicità, similitudine, affetto, compagnia, legittimazione, dipendenza, possesso, lealtà, supporto, fiducia, complementarità, comfort, circostanza. E tutti questi elementi si tengono in equilibrio insieme, consentendo al rapporto di continuare. A volte, però, le porzioni si sbilanciano, a volte l’affetto c’è ma non è l’ingrediente principe, l’elemento preponderante. A volte arriva qualcuno che ci piace di più.

Forse la ragione per cui non esistono manuali che spieghino come elaborare la fine di un’amicizia, è perché esistono già i manuali per elaborare la fine di un amore, e le cose non sono poi così diverse. Il fatto che a un certo punto non si stia più insieme, non vuol dire che non sia mai stato bello, unico, speciale stare insieme. Vuol dire solo che non ha funzionato per sempre.

POST-CONCLUSIONI

Per non intristirmi in questi pensieri, ho infine deciso di concentrarmi sulle amicizie presenti: quelle maschili, quelle femminili, quelle gay e quelle etero, quelle che hanno appena partorito, quelli che si sono sposati, pure gli altri che sono espatriati. Quelle che davanti al loro bambino ti chiamano “zia“, e la cosa suscita in te un misto di angoscia e felicità; quelle che ti passano ancora a prendere da casa per andare a bere nello stesso bar col dehor di plastica; quelle che ogni volta che transitano da Milano vogliono salutarti; quelle che a Milano vengono a trovarti; quelle che interrogano il tuo fidanzato come se fossero tua zia; quelle che a 33 anni iniziano un master; quelle che a 40 anni si iscrivono per la prima volta in palestra; quelle che hanno sempre un consiglio giusto da dare; quelle che hanno sempre bisogno di un consiglio giusto da ascoltare e non seguire. Quelle, insomma, della cui trasparenza non dubitiamo mai, nonostante i cambiamenti e le contingenze della vita.

41 commenti Aggiungi il tuo

  1. Demonio ha detto:

    Potrebbe essere banale ma resta il fatto che le persone cambiano, noi cambiamo e talvolta questi cambiamenti si ripercuotono sul piacere di condividere il tempo con un amico che quindi non è più un piacere e se tutto va bene ci si allontana altrimenti si arriva anche a litigare. Succede. Penso sia del tutto normale anche se a volte dispiace.

    1. memoriediunavagina ha detto:

      sì, penso anche io che sia normale e penso anche io che a volte dispiaccia molto…

  2. Cecilia ha detto:

    Post dolorosamente necessario. Personalmente, ho sofferto più per amicizia che per amore (e non è che in amore abbia sempre avuto botte di culo, eh! 😊).
    Anche secondo me il problema accade quasi esclusivamente con le donne.
    E, una cosa che ho capito, è che quando un’amica intima si allontana, è perché non vuole più guardare nello specchio che sei per lei.

    1. memoriediunavagina ha detto:

      non so se sia esattamente quello il motivo…ma di sicuro a un certo punto cambia qualcosa nell’immagine che l’amico ci rimanda, nelle aree del nostro ego che scoperchia o nel comfort che non ci offre più. oppure, semplicemente, abbiamo bisogno di autodeterminarci per un’altra via. ciò che dispiace è che nulla di tutto questo venga condiviso, ma più imposto/subito e ammantato di “tanto è normale così”. insomma. normale un cazzo, da un certo punto di vista. cioè sì, ma se quando succede soffri, forse non te lo aspettavi. non so se mi ho spiegata 😀

  3. martinique11 ha detto:

    Proprio l’altro giorno entro in un bar dove avevo trascorso intere mattinate con l’amica del liceo. D’un tratto un velo di nostalgia mi ha portato a inviarle una foto del posto con scritto: ricordi? Visualizzato e non risposto…

    1. memoriediunavagina ha detto:

      aia…ma poi sai, quando di tempo ne passa troppo, è davvero difficile…

  4. kenzia ha detto:

    Premetto che parlo x le amicizie finite..non x quelle che continuano nella vita (%irrisorie ahimè ma insomma…)Io penso che…così come l’amour…restino dei dubbi o delle domande sulperchéepercome essenzialmente in un’unico caso: Quando uno dei due interrompe senza spiegazioni o talmente flebili che non ci credi manco a morire . Passi secoli a farti la domanda non accettando magari il semplice fatto che l altro ormai ti trovava cosi lontano da lui x mille motivi…gli stessi x cui tu invece ti ritenevi ancora legato . Questo x le amicizie in cui tu veramente ci credevi e avevi investito emotivamente sull altro.Il resto (i preponderanti)sono periodi di cammino accompagnato..nella sfiga..nei bagordi..nella condivisione di solitudini a tempo.. etcetc..esaurito il “compito” tali rapporti finiscono senza grandi delusioni o domande….. in genere nemmeno nostalgia…e se si arriva a provare tale sentimento non é x l’altro ma x quello che eri tu in quella fase di vita.(io manco x quella…😉) saluti grandi.

    1. memoriediunavagina ha detto:

      mi pare una buona disamina della situazione 🙂

  5. cazzeggiodatiffany ha detto:

    Sai che anch’io me lo sono domandato più volte? Scrissi anche un post. Certe volte ci rimango troppo male. https://cazzeggiodatiffany.wordpress.com/2017/01/01/lamicizia-al-pari-dellamore-va-maneggiata-con-cura/

    1. memoriediunavagina ha detto:

      secondo me ce lo domandiamo in tante!
      ti leggerò!

  6. Mezzatazza ha detto:

    Ho avuto alcune amicizie, naufragate perché l’investimento emotivo era lo stesso delle storie con i morosi, praticamente.

    E quando rompi, in quei casi, rompi per sempre o quasi: non è che puoi “declassarle” a caffè ogni tanto, perché non vuoi accettare che siano finite.

    1. memoriediunavagina ha detto:

      anche tu hai ragione…

  7. Micilla ha detto:

    Mmmh… tema molto interessante e spinoso. Io sarò una sciocca romantica ma rimango dell’idea che quando l’affetto è sincero l’amicizia non possa rompersi. È che spesso le amicizie femminili sono intrise di sentimenti ambivalenti, più o meno consapevoli, e prima o poi il conto arriva.
    Lo sappiamo tutte.. però nessuno ne parla mai.
    L’ambivalenza è la croce di noi femminucce, la prendiamo per normale perché spesso ce la ritroviamo in casa dalla nascita. Io ormai la fiuto che manco un cane da aeroporto e scappo come il vento senza guardarmi mai indietro.
    Brava come sempre tu.

    1. Sheslostcontol ha detto:

      Per ambivalenza intendi amore/odio? o forse più che odio, invidia? e quando parli del fatto che noi donne la conosciamo dalla nascita intendi nel rapporto con nostra madre?
      Scusa tutte queste domande ma mi interessa il discorso.

      1. Micilla ha detto:

        Sì, in effetti il discorso è un po’ complicato. Noi femmine spesso siamo sottoposte a mille critiche, contro-critiche, pressioni, aspettative fin da piccole in famiglia, certo in primis da parte delle mamme e anche quando il rapporto non è disfunzionale in modo drammatico, cmq ci abituiamo alla regola che chi ci ama ci “ferisce” . Nelle relazioni adulte riproponiamo lo stesso modello relazionale della infanzia, qualunque esso sia. Nel caso del modello ambivalente sopportiamo i micro dispetti, le mancanze, le forme di aggressività indiretta, ecc (e/o a nostra volta facciamo queste cose) finché non capiamo che ci sono altri modi di volersi bene e con “volersi” intendo a se stesse, perché l’ambivalenza che diamo o che accettiamo è inversamente proporzionale all’amore che crediamo di meritare. Dopo quella curva tutto cambia: tra donne consapevoli, libere e liberate si instaurano dei rapporti incredibili! Il punto è che le donne si fanno da specchio tra loro (tra i maschi non succede!) e questo può avvelenare il rapporto ma anche il contrario. L’amicizia vera tra due donne è una cosa estremamente potente, è mooooolto rara ma se accade non c’è niente di più potente.
        Boh, spero di non averti confuso!

      2. Micilla ha detto:

        Sì, in effetti il discorso è un po’ complicato. Noi femmine spesso siamo sottoposte a mille critiche, contro-critiche, pressioni, aspettative fin da piccole in famiglia, certo in primis da parte delle mamme e anche quando il rapporto non è disfunzionale in modo drammatico, cmq ci abituiamo alla regola che chi ci ama ci “ferisce” e che è normale volersi bene e starsi contemporaneamente sulle balle. Nelle relazioni adulte riproponiamo lo stesso modello relazionale della infanzia, qualunque esso sia. Nel caso del modello ambivalente sopportiamo i micro dispetti, le mancanze, le forme di aggressività indiretta, ecc (e/o a nostra volta facciamo queste cose) finché non capiamo che ci sono altri modi di volersi bene e con “volersi” intendo a se stesse, perché l’ambivalenza che diamo o che accettiamo è inversamente proporzionale all’amore che crediamo di meritare. Dopo quella curva tutto cambia: tra donne consapevoli, libere e liberate si instaurano dei rapporti incredibili! Il punto è che le donne si fanno da specchio tra loro (tra i maschi non succede!) e questo può avvelenare il rapporto ma anche il contrario. L’amicizia vera tra due donne è una cosa estremamente potente, è mooooolto rara ma se accade non c’è niente di più potente.
        Boh, spero di non averti confuso!

    2. memoriediunavagina ha detto:

      è che mi piace sempre pensare che con l’intelligenza si possa governare l’ambivalenza. e spesso ci si riesce ma, evidentemente, non per sempre (esattamente come con l’amore :))

      1. Sheslostcontol ha detto:

        No no tranquilla non mi hai confusa, anzi mi hai aggiunto ulteriori riflessioni. Faccio fatica a pensare a questo discorso senza mettermici in mezzo e ovviamente chi lo sa se quello che sono arrivata a teorizzare fino a qui ha un senso o è frutto delle mie disfunzionalità. Io so di essere uno specchio inclemente perchè non perdono nulla agli altri come a me stessa, frutto di abitudini famigliari credo. A volte però come in amore forse c’è bisogno di comprensione e basta. E se non l’hai trovata per prima con chi ti ha cresciuta, è un obiettivo faticoso da raggiungere. Però sono convinta che ci sia altrettanto bisogno di realismo per crescere e migliorarsi, invece sembra che le persone preferiscano stare nell’ignoranza di se stessi per sentirsi meno afflitti. Certo come dice Stella dispiace che spesso questo disagio non venga condiviso e ti ritrovi a dover accettare un sms di una persona che conosci da 20 anni con cui credevi di avere una certa intimità che ti scrive un banale “credo che le nostre strane debbano dividersi”. Punto. E magari io sono anche d’accordo, anche io ho sentito che qualcosa si è incrinato, ma almeno parliamone occhi negli occhi. Tristezza.
        Grazie della risposta.

  8. Andrea Taglio ha detto:

    Ho perso più amicizie io di quanti fiocchi di neve cadranno oggi.
    Un po’ di sfiga e qualche amico stronzo agli inizi della carriera – e adesso forse lo stronzo sono io (ma senza forse).
    Le amiche poi le ho proprio tagliate di netto, in un periodo in cui avevo bisogno di altro (e no, non esiste amicizia tra uomo e donna, o almeno non dovrebbe esistere, o almeno non esiste per me)
    L’amicizia, come l’amore, NON è un sentimento eterno. Con gli amici si passa del tempo insieme, si cresce insieme, ci si confronta, e poi si vedono delle crepe e ci si molla, e si soffre come cani, perché non è che le buone amicizie crescano sugli alberi, ed è sempre più difficile capirsi e trovare qualcuno di simile a noi.

    In questo scenario un po’ desolante vedersi ancora a bersi quel birrino e capirsi ancora bene come sui banchi di scuola dopo più di trent’anni di amicizia è una di quelle soddisfazioni che è quasi brutto condividere.

  9. BarbieBastarda ha detto:

    Su questa cosa qui, ci ho perso abbondanti notti di sonno per rifletterci. Mi è capitato di “rompere” amicizie che duravano da anni, senza litigare. Per una in particolare è stato, ed è, un dolore molto intenso. Forse, crescendo è quasi lecito lasciare certe persone per strada, perché non collimano più con ciò che siamo diventati. Non tolleriamo più mancanze che magari prima riuscivamo a digerire. Esattamente come succede coi partner. Se non si è più felici in un rapporto, è giusto lasciarsi.
    Quello che mi chiedo sempre è se allora non amiamo così tanto queste persone da non riuscire ad accettarle pienamente per quello che sono – compresi quei difetti e quelle debolezze che non sopportiamo; o se, viceversa, ci rendiamo conto che il “livello di amicizia” che abbiamo conferito loro non sia esattamente come quello dato a noi, quindi – per sofferenza – preferiamo eliminarle dalla nostra vita.
    Ci sto ancora pensando… 😉

    1. giuliacalli ha detto:

      Ecco, stavo scendendo verso la fine della lista commenti per lasciare una risposta molto simile alla tua.
      Anche a me sta capitando di vedere certe amicizie storiche sfilacciarsi dopo tanti anni, e senza palesi litigi. Complice il mio espatrio e altre scelte di vita che ci hanno rese diverse da “quelle che eravamo”. Ma esattamente come il mio primo matrimonio è finito perché la mia strada e quella di lui non coincidevano più, credo che sia lecito pensare che anche con le amicizie possa succedere lo stesso.
      Mi faccio esattamente la tua stessa domanda sul “perché non ci accettiamo per quello che siamo”? Con gli amici che incontrato in epoca più recente, dopo i 30 anni direi (ora ne ho quasi 36), questo mi riesce meglio. Ho amici ed amiche che hanno a volte comportamenti “strambi”, lontani dal mio modo di vedere le cose, ma questo non necessariamente mi fa pensare di perderli. Semplicemente lo accetto come parte del loro essere, e prendo solo il buono dell’averli nella mia vita.
      Con le amicizie di vecchia data questo mi riesce molto più difficile. Probabilmente è la discriminante di tutti gli affetti forti: più ci si vuole bene, più passato abbiamo vissuto insieme, più difficile è soprassedere allo scollamento che naturalmente avviene quando “diventiamo adulti”. Boh, non ho una risposta definitiva, ma come sempre Vagy colpisce nel segno 😉

  10. micheleannunziata ha detto:

    Ecco qua il testo volesse poi pubblicarlo sulla sua home, che attualmente non compare. Stia beneMan Si potrebbe attaccare: Stupidi s “Amerika (kappa komekiller) way of life” no? Ma diciamo non è il caso, o forse sì, anche perché seuna (vagina) scrive: “Forse la ragione per cui non esistono manuali chespieghino come elaborare la fine di un’amicizia”uno non sa che (vagine) prendere. Manuali? In epoca Internet non servono, anche perché le relazioni si coltivano(tanto ma tanto tempo fa) come piante: uguale uguali. E poi non sta scritto “Amail prossimo come te stesso” Gv. 13,34 e mica parla di “amicizia” si vede che inNazareno aveva poca dimestichezza (vissuto come è in Palestina qualche giornoaddietro e mica nelle Metropolis odierne, sì, alla Fritz Lang capostipite, o meglioloculi a cielo aperto, dove l’unico tramite che unisce gli umanoidi pare sianopezzi carta con sopra alcuni scarabocchi in forma di cifrette che, si dice, servea comprare la felicità ma anche a rate o leasing) con i vocaboli amicizia &amore, e quindi si è creato a tutt’oggi un po’ di confusione. Vai tu a saperecosa frulla nella capa al Nazareno, sempre quello che abbandonava lenovantanove pecorelle (business as usual?) in cerca di quella che si era attardata(Lc 15,3) diciamo così: amicizia o amore? Ci vorrebbe non già un amcio e/oamicizia alla Venditti, no. Casomai un bel Simposio Urbi et Orbi dove sidiscetti, anzitutto, le categorie dell’amicizia e poi, volendo, dell’amore intutte le sue posizioni come insegna il Kamasutra. Sicché mentre  Dum Romae consulitur Saguntumexpugnatur (per chi intende che il Numero della Bestia è 666, Apocalisse 13,18)le vagine filosofeggiano, pure. Ma che tradotto in meridionalese è: fa laflosof’ che è tutt’altro che trovare Sofia, forse la pecorella attardata, oritardata. Vai tu a sapé. ’

    1. Alessandro ha detto:

      Ma un po’ di formattazione del testo? non si capisce un’ acca. E poi anche formattato non si capirebbe cosa vorresti dire…

  11. Spirito Libero ha detto:

    É vero, la fine di un’amicizia può far male quanto e anche piu della fine di un amore…
    Forse da un amore ci aspettiamo pure che possa deluderci, e siamo a volte disposti a perdonare un tradimento amoroso, ma un tradimento amicale non si perdona mai.
    Poi capita anche che le amicizie finiscano per morte naturale….senza traumi o motivi particolari….ma semplicemente perché magari finisce una fase della vita in cui condividevi determinate cose, come la scuola, o si prendono strade diverse…in realtà sono poche, pochissime le persone che sanno starti accanto nei cambiamenti del tuo percorso, belli o brutti che siano. Credo che si possano contare sulle dita di mezza mano.
    A volte giureresti che una certa persona sarà sempre presente per te e invece non lo fa…mentre una che non avresti mai detto può sorprenderti. Il tempo, e solo quello, ti dice chi ti è davvero amico, così come accade con l’amore.

  12. newwhitebear ha detto:

    io credo che il problema delle amicizie troncate sia basato su un problema di fondo: non è un’amicizia sostenuta dal rispetto reciproco, talvolta mascherato come sincero ma in realtà solo provvisorio. Io di amicizie ne ho poche, lo ammetto, ma hanno radici che si perdono nel tempo. Le altre per me sono conoscenze più o meno condivise ma nulla più.

  13. Maria ha detto:

    Probabilmente anche le amicizie hanno una “scadenza”, un tempo determinato. Bisogna valorizzarle per quel tempo in cui le viviamo, ciò non significa che la loro durata limitata, non ci possa insegnare qualcosa, renderci felici o migliori. Non importa che siano brevi, ci hanno dato qualcosa di positivo, probabilmente hanno esaurito la loro “funzione” in quel (momentaneo?) lasso di tempo. Sarò ingenua, ma tutto continua a vivere se rimane nei ricordi

  14. metalupo ha detto:

    Perdere amici per strada è molto doloroso, anche perchè spesso è la vita che ti tira per la giacchetta da una parte e dall’altra.
    Ecco, per cui fatti sentire, porcaputtana.
    :))

  15. 321Clic ha detto:

    Non sono mai stata gran che “social”, le amicizie, quelle vere, le conto sulle dita di una mano e sono arrivate tutte da adulta. Hanno resistito agli uomini, ai tempi dilatati, ai fatti della vita e ora anche alla distanza, al sentirsi poco e al vedersi ogni due mesi. Ho rischiato di perdere la più importante per una stupida incomprensione e ho contato i giorni che mancavano per poterla rivedere, che io non son so discutere al telefono e per parlare con qualcuno ho bisogno di essere faccia a faccia. Ne ho perse un paio e ne ho sofferto, ma pensandoci lucidamente ho capito che l’investimento era solo mio, come un amore non corrisposto in cui ti sforzi di dare del tuo meglio ma se la scintilla non scatta, non è colpa di nessuno.
    Tutto il resto, chi ho lasciato giù senza rimpianti, chi frequento ora qui, son solo conoscenze.

  16. Paola Farina ha detto:

    Mi piace il tuo blog, lo trovo spassosamente divertente e illuminante. Purtroppo le amicizie finiscono, come gli amori… e a volte non c’è un perché. Io ho perso alcune carissime amiche di quando ero bambina, praticamente dai 6 ai 14 anni passati insieme… poi sparite… boh, vai a capire perché! Ogni tanto ci penso, ma ho smesso di chiedermelo.

  17. Atipico ha detto:

    Bell’argomento. Personalmente ho molte più amicizie femminili che maschili; tra l’altro smentisco chi si ostina a dire che non si può avere un’amicizia del sesso opposto: basta sapere dove stare senza oltrepassare certi limiti. Le mie amicizie (sia maschili che femminili) risentono, come tutte, del tempo e della socialità di ognuno: se la tempistica non ci consente di vederci e frequentarci è logico che il sentimento possa affievolirsi. Le mie amicizie rimangono in standby pronte a ripartire alla grande quando, dopo 6 mesi di messaggi, ci si riesce ad organizzare per un caffè, pranzo o una birra insieme e tutto ritorna come prima: confidenza, voglia di confrontarsi, esposizione dei problemi personali. Mi è capitato solo una volta di interrompere un rapporto amichevole con una mia ex collega, rapporto molto profondo, per volontà sua e non si è nemmeno degnata di spiegarmi il motivo (beninteso mai molestata o similari in alcuna occasione). Quell’episodio, seppur doloroso e seppur irreversibile, dà comunque l’idea di quale persona si abbia davanti: se una non ha le palle per spiegarti il perchè non ti vuole più vedere-sentire, meglio perderla che trovarla. A parte quell’unico caso non comprendo perchè, pur non frequentandosi, si debba dare per scontato che l’amicizia sia finita. Magari è solo sopita, in attesa di tempi migliori. Logico che quando uno-a si fidanza impegnerà più tempo col nuovo partner. E questo mi porta ad un’altra considerazione: quelli che ti spiattellano il proprio curriculum vitae da amico per ricattarti nel fare determinate cose? Io per te ho fatto questo, quell’altro e quell’altro ancora, tu ora dovresti fare questo per me! Come stanno messi? Mai fatta una porcata del genere. Io ci sono, quando ci sono, a prescindere. Non ho mai presentato il conto a chi ha condiviso il tempo con me e a chi ho fatto favori da amico altrimenti dovrei incassare da qui alla tomba…

  18. Dovesei ha detto:

    “Quelle, insomma, della cui trasparenza non dubitiamo mai, nonostante i cambiamenti e le contingenze della vita.”

    Ecco, riflettendoci forse è semplicemente tutto racchiuso qui sai tesoro. Pensavo alle amicizie inossidabili e sempiterne della mia vita in 3D: P., il mio amico gay, e F., la mia amica di una vita e da una vita. Non saprei come fare senza di loro, ma non è semplice non perdersi. Ci vuole presenza, costanza, pazienza, amore proprio come in una storia d’amore. Ci vuole CURA, della persona, dei suoi scazzi, dei suoi loop. La vita è sempre lì in agguato a far sì che ci si allontani ma se si è amici sul serio, amici si resta, nella buona e nella cattiva sorte, in salute e in malattia, in ricchezza e in povertà. E a questo punto mi torna in mente Giovanna, la mia amica Giovanna: ad un certo punto, inspiegabilmente, si è defilata da me e da F. Eravamo un trio indivisibile, pur diversissime una dall’altra. Giovanna però sembrava non volersi più far trovare e allora, un pò per incuria, un pò perchè prese dai nostri casini lavorativi, familiari e sentimentali, io e F. abbiamo smesso di cercarla. Un giorno l’ho incontrata in centro, davanti a una libreria, sempre bella ma un pò dimessa, con un paio di occhiali da vista alla Gramsci che non le rendevano giustizia. Baci, abbracci, comestai-dove sei finita- tuttobene-sì tutto bene ma sto all’università a Padova- ci si vede per un caffè- sì certo- ciao- ciao- bacio.
    Riferisco a F., decretiamo che ci ha definitivamente tagliate fuori, senza capire il perchè. Qualche mese dopo parcheggio l’auto proprio davanti a un tbellone dei necrologi, alzo gli occhi e leggo il suo nome; se n’era andata proprio durante la notte. Nessuno sapeva che e quanto fosse ammalata. E’ stato uno choc che ancor non ho dimenticato. Non so perchè lo sto raccontando qui, adesso. Forse perchè la nostra era un’amicizia vera, che come gli amori veri, forti, è rimasta sospesa nell’aria.

    1. Alessandro ha detto:

      Ciao Simo, ho perso il mio più caro amico il 21 settembre 2014, in sessanta secondi. un infarto se lo è portato. L’ho saputo per caso alla sera. Ho telefonato incredulo ad amici comuni che non lo sapevano nemmeno loro e poi preso il tutto il poco coraggio che mi era rimasto a sua moglie, che mi ha confermato tutto. Con lui ci conoscevamo da 47 anni, eravamo due bambini di 4 anni. Sai cosa mi ripetevo mentre ero davanti al suo feretro alla camera mortuaria di Bentivoglio? Che non l’avevo visto invecchiare, che non avrei avuto altri bei momenti con lui, che mi sarebbero mancati immensamente quei momenti in cui ridevamo per delle fesserie, o le profonde discussioni sui massimi sistemi che facevamo dai tempi delle superiori. E’ uno choc, da cui non ti riprendi del tutto, è la cosa più vicina ad un familiare che possa esserci nella tua vita, è un pezzo di te e della tua vita che si interrompe, è un affetto che viene meno e tu ti senti più solo, perchè lui sapeva di te quello che altri non sapevano e sapranno mai e viceversa.
      Eppure avevamo le nostre vite, i nostri problemi più o meno intensi, ma sapevamo che c’eravamo, tutti per uno, come nei romanzi di Dumas sui moschettieri.
      Il primo dei moschettieri ci lasciato, ma solo per po’.
      Voglio credere che sia così.
      Un abbraccio. Ale.

      1. Dovesei ha detto:

        Alessandro, il tuo commento potrebbe essere la continuazione del mio. È un pezzo di noi che se ne va con queste anime volate via troppo presto. Che male. Voglio chiudere con Fossati: un tempo in cui mi vedrai accanto a te nuovamente, mano alla mano. Che buffi saremo, se non ci avranno nemmeno avvisati.

        Parlava d’amore Fossati, e quindi ci sta.

  19. Alessandro ha detto:

    “Un amico è uno che sa tutto di te e nonostante questo gli piaci”.
    (Elbert Hubbard)

    “L’amico è colui che non si comporta in modo meschino con noi”.
    (Francesco Alberoni)

    A questi due incipit ne aggiungo un terzo scritto tempo fa proprio da te: i parenti non te li puoi scegliere, gli amici si, perchè li confermi ogni giorno.

    L’amicizia è un tempo granulare che scorre in una clessidra ed anche se molti la credono una forma d’amore non lo è. L’amore chiede sempre, l’amicizia da, senza chiedere e senza aspettarsi che ci sia ricompensa. L’innamorato giudica, l’amico no.
    quando un amico arriva a giudicare l’amicizia volge al termine, non ci sono altre possibilità o appelli.
    Quando con un amico non ti vedi da tempo e poi ti reincontri riprendi esattamente da dove avevi interrotto, come se fosse stato la sera prima.
    l’amicizia è condivisione. Poi il tempo, le scelte, la quotidianità e possono mettere della distanza, ma degli amici veri non ci dimentichiamo. mai.

  20. Race ha detto:

    Forse cercavo qualcosa di piu’ per digerire le mie rotture. Giustamente mi di dirai di cercare altrove…

  21. monica_p ha detto:

    Cara Vagina, ti seguo dalla notte dei tempi di questo blog e mi hai sempre fatto ridere, a volte piangere e spesso riflettere… questo tuo post è stato un omaggio a un sentimento sempre taciuto e mi ha fatto un po’ rivivere la fine di una grande amicizia che mi ha segnata profondamente qualche anno fa…
    Grazie per dar voce anche a questo!

  22. Stefi ha detto:

    Io credo di essere sfortunata in amicizia come altri lo sono in amore. E uno dei problemi, come dici bene tu all’inizio del post, è che non ci si può mica lamentare: se non hai amici è tutta colpa tua. Vero è che non sono molto brava nei convenievoli e nelle chiacchiere superficiali… che io sia l’equivalente di quella che cerca la storia seria rincorrendo chi invece vuole solo flirt? 😅

  23. Giuseppe Ferrigno ha detto:

    Certo la frase “Parla con Vagina, Vagina risponde” è terribilmente inquietante 😀 ma detto questo… credo sia solo frutto del cambiamento, in primis cambiano noi, cresciamo, cambiano le priorità e spesso gli interessi e quello che ci faceva ridere ora non suscita lo stesso interesse e cosi via… La vità non smetterà mai di cambiarci la testa. la parola Mai non esiste per chi è vivo.
    Complimenti per il post davvero ben scritto.

Parla con Vagina, Vagina risponde

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