Le mie relazioni s’assomigliano tutte, per certi aspetti. Di solito durano 2 anni, di cui il primo è (quasi) meraviglioso e il secondo è (generalmente) un incubo. Non saprei dire con esattezza cosa accada nel mezzo, so soltanto che all’inizio sono adorabile e poi, quando l’amore smette d’espandersi a dismisura, se non evolve abbastanza rapidamente (secondo tempi autocraticamente stabiliti e tirannicamente imposti all’altro), mi trasformo in un mostro. Una stracciacoglioni iper-critica. Una di cui sbarazzarsi il prima possibile. Generalmente, alla rottura, ci si arriva perfettamente esangui ed esasperati, dopo aver trascinato il cadavere del rapporto per qualche altro mese nel tentativo, ovviamente vano, di rianimarlo dal coma emotivo in cui è precipitato da troppo tempo.
Ora, come i più attenti lettori sanno, da oltre un anno ho avuto l’audace iniziativa di intraprendere una relazione sentimentale propriamente detta e, consapevole del pluricollaudato iter dei miei rapporti amorosi, ho deciso di brieffare doviziosamente il mio compagno, in modo che avesse il tempo di prepararsi atleticamente alla mia trasformazione da “spassosissima, irriverente e travolgente maiala” in “insopportabile rompipalle passivo-aggressiva con tendenze depressive”. C’è da dire che ci siamo abbastanza trovati, nel senso che – a parte alcune fondamentali divergenze (come quella tra il mio cosmico pessimismo e il suo genuino ottimismo) – in molte cose ci assomigliamo. Non pensavo esistesse qualcuno più polemico di me, invece c’è. Non pensavo esistesse qualcuno più pesante di me, invece c’è. Non pensavo esistesse qualcuno più irrisolto di me, invece c’è. E qui trovate una prima verità: per quanto pensiate di essere messi male, c’è sicuramente qualcuno messo peggio di voi che può amarvi (e che imparerete ad amare per ciò che vi rende uguali e per ciò che vi rende diversi). Ma c’è naturalmente dell’altro.
C’è che le relazioni, che ti piaccia oppure no, ti fanno perdere il controllo. Non solo perché all’inizio – se sei fortunato – sei preda di un innamoramento sfrenato, rapito dall’entusiasmo della novità e sedotto dalla sorpresa della conquista. Ma anche perché l’amore a un certo punto diventa un fatto concreto, s’assesta, sfiora l’abitudine. L’amore ti cambia la vita, nel bene e nel male. Diventa una costante negoziazione di due sé distinti, che devono coordinarsi, capirsi, non schiacciarsi. Devi impegnarti per imparare le esigenze dell’altro e, nel frattempo, provare a non dimenticare le tue, i tuoi bisogni, gli spazi della tua identità individuale (che, per fortuna, esiste e resiste). Le relazioni, anche quelle molto belle, portano via un sacco di tempo e un sacco di energie, e se arrivano dopo anni di singletudine, sono destabilizzanti, del tipo che guardi la tua vita e a stento la riconosci, perché sono cambiate le tue abitudini, le tue frequentazioni, i tuoi orizzonti, il tuo domicilio, le tue (fottutissime) aspettative. Le relazioni sono un’impresa per la quale bisogna essere pronti (qualunque cosa questo significhi esattamente), non sono una passeggiata di (solo) piacere e in sé portano momenti peggiori dei peggiori momenti da single. Nelle relazioni, dopo gli artifici pirotecnici iniziali, nei quali siamo tutti molto attenti a dare il meglio di noi stessi per persuadere l’acquirente di quanto siamo speciali, e giusti, e unici, e irripetibili, arriva inesorabilmente il momento degli stronzi che salgono a galla, delle idiosincrasie rispettive, dell’insofferenza reciproca. Per carità: quando hai la febbre c’è un disgraziato che, se è gentile, va a comprarti le medicine, è vero; ma c’è pure che quando la febbre viene a lui, devi sopportare una specie di bambino oligofrenico incastrato nel corpo di un quarantenne. C’è che al mattino ti porta il caffé a letto (cuore), ma hai anche passato la notte a smadonnare perché russa come un cinghiale della Val Brembana con la sinusite. Nelle relazioni hai qualcuno con cui parlare dei tuoi problemi, certo, ma hai pure da ascoltare per ore, ed ore, ed ore i problemi di un altro e da ingegnarti per aiutarlo a risolverli. Ed ecco la seconda rivelazione: nelle relazioni si riceve, ma soprattutto si dà e il bilancio non è mai definitivo, perché certi periodi è in attivo, e certi periodi è in passivo, e a dirla tutta non è mai un segnale incoraggiante quando si prende il bilancino per pesare cosa do io e cosa dai tu. Nelle relazioni c’è una costante sfida personale a superare i propri limiti (tipo fidarsi dell’altro, oppure coltivare una sostanza aliena e psichedelica meglio nota come e-m-p-a-t-i-a) e ci sono spesso delle bugie (dette all’altro o a se stessi) così come delle feroci verità. E non saprei dire se, alla fine della fiera, una moltitudine di persone si accolli questo sbattimento per eroismo, per opportunismo, per paura della solitudine o per il cosiddetto amore.
Ciò che so è che al netto di queste dinamiche (che bene o male interessano tutte le coppie e sono il Coefficiente Sandra&Raimondo di ciascuno di noi), esistono le persone, i loro bagagli esistenziali, con dentro le esperienze, le ferite, gli aneddoti, le fragilità, la forza, i graffi presi e quelli dati. Ciò che so è che l’amore consuma ma alimenta. E ci sono dei momenti, nella vita quotidiana, in cui ti sale tutto insieme, per delle inezie demenziali, e senti che ami quella persona, specificatamente quella, perché la vedi così com’è (o almeno come ti pare): nuda, ridotta alla sua essenza, con i suoi limiti che si incastrano, più o meno bene, con i tuoi.
E siccome sono già entrata nel secondo – terribile – anno della mia attuale relazione, nel quale spesso mi accorgo di essere già cambiata, diventata più acida, più ruvida, troppo diretta, meno paziente, persino brutale a volte, sento l’esigenza di rifare il punto e di ringraziare l’uomo che in questo periodo della sua vita ha deciso di crescere insieme a me, con tutte le incertezze e le inadeguatezze che il nostro rapporto comporta. Per la fiducia che mi dimostra. Per la stima che ha di me. Per l’intelligenza che il più delle volte riesce a mettere nei nostri confronti. Per l’atavico egoismo che prova a governare. Per tutte le volte che mi mette le mani addosso e il pacco sul culo. Per i piedi gelidi che mi scalda a letto ogni sera. Per la pazienza con la quale gestisce gli spigoli del mio carattere e quell’autismo facciale che tradisce la mia bruttura interiore. Per l’attenzione che mi presta quando gli do un consiglio. Per il rispetto che dimostra trattandomi da pari. Per la mia libertà che non lo spaventa. Per i miei sforzi che riconosce. Per la capacità d’amarmi anche quando sono un cesso con la catena. Per la trasparenza con cui non mi ha nascosto, per ora, gli angoli più oscuri della sua anima. Per l’attenzione alle mie idee. Per i progetti in cui mi asseconda. Per la tenerezza e per la laidezza. Per la paura che non ha. Per gli stimoli che mi dà e che accoglie. Per la capacità che ha di sopravvivere alle mie critiche più spietate (tanto si sa, gli uomini non ascoltano per davvero). Per quegli occhi con cui mi guarda che, certe volte, ancora e sempre, mi chiedo che cazzo di sortilegio gli ho fatto, per innamorarlo così.
Non so come andranno le cose, o quanto a lungo durerà. A volte il risultato mi sembra insufficiente, ma so che facciamo entrambi del nostro meglio, e che ogni giorno proviamo a incastrare i danni e le speranze.
Domani è San Valentino, la putrida festa degli innamorati. Non comprerò cioccolatini con frasi romantiche, né peluche, né palloncini a forma di cuori. Non andremo a cena fuori, in un ristorante col menù fisso, le candele sui tavoli e decine di corna nell’aria. Non ci regaleremo una spa, né un viaggio in treno, né una nuova offerta telefonica. Non faremo un cazzo, a parte essere quelli che siamo. E prenderci un minuto, magari, per mettere bene a fuoco cosa c’è di così bello nella persona che abbiamo scelto. Insieme.
E questa è l’unica celebrazione che ammetto, in occasione di una ricorrenza tanto puerile, com’è San Valentino.
ps: è scientifico che ogni volta che pubblico un post più o meno iperglicemico, io e lui litighiamo nel giro di un paio d’ore; dev’essere il karma che mi punisce; vi farò sapere se la regola è confermata anche a questo giro
pps: se non vi piaccio più perché ormai sono accoppiata, non sono più la stessa, non sono più #unadivoi eccetera, raga, mi dispiace, ma accettiamo il fatto che se finiscono le amicizie, gli amori e i matrimoni, possa finire pure l’idillio con una blogger eh ❤
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Mi fa strano – perché spesso sono sulla tua stessa linea di pensiero – quella che mi pare una tua tendenza all’“overthinking”.
Certo che raddoppiano cose e ricerche d’incastri, lo fanno nella nostra testa anche il lavarsi i denti mentre si leggono le notizie (autobiografico)
ma non è un motivo di stranezza, assurdità o difficoltà. È solo così che va.
A volte, nelle tue disamine, mi pare ci sia la ricerca di un aggancio per un ragionamento, che a volte penso serva solo a complicarti la vita.
Mio moroso, dal supermercato, mi ha telefonato dicendo “sto per rovinare la mia sorpresa romantica di S Valentino, ma mi serve sapere se a casa c’è la paprika: ho preso le costine”.
Allora, le costine mi piacciono? Sì. Preferivo fiori? Ma boh, mi piacciono i fiori, e il cioccolato? Gli sneakers che ha comprato valgono? Ecc.
Insomma, sticazzi e buona serata (e annata) 🙂
Vabbè ma che stronza seiii, mi hai fatto venire gli occhi lucidi!
(Brevemente, vengo da un millennio di beata singletudine, sto da qualche annetto col mio tritam, ehm fidanzato e sottoscrivo OGNI-TUA-SINGOLA-PAROLA)
Grazie delle tue parole.
Io ormai sono talmente divorato e accecato dalla misantropia che non tollero più la vicinanza di quasi nessun essere umano…con le donne poi non ho mai avuto particolarmente successo(un pò per timidezza, un pò perchè forse non sono sufficientemente attraente per le signorine) tanto da decidere di rinunciarci a priori(come ho scritto in un’altro commento su questo blog)… il mio vuoto esistenziale ho deciso di “riempirlo” con i miei hobbies/passioni (Mountain bike, escursionismo, volo a vela) sono investimenti sicuri, a differenza delle persone…mi manca solo un gatto
Ho un amico come te, magari sei tu.
Ti parlo di lui: la verità è che il suo modo di concepire il rapporto non è compatibile con la realtà di una vita con una donna. Forse lo sarebbe stato 70 anni fa, ma adesso funzionerebbe solo con una extracomunitaria (solo il primo anno, poi la dolce fanciulla smarrita lo lascerebbe sul lastrico).
Troppo orgoglioso e possessivo, con una gelosia un po’ strana: non la classica gelosia aggressiva, bensì una gelosia dolcissima e tenerissima ma asfissiante.
Sapere che delle persone possano avere un proprio cervello e quindi poter sfuggire al suo controllo, lo fa stare malissimo.
Quando è con una donna si trasforma in un galantuomo iper-premuroso, che sa di sforzato.
I suoi primi giorni di rapporto non sono spontanei e piacevoli, non sono un paradiso, bensì sono un inferno di tensioni, ansia da prestazione, apprensione e stress come se dovesse gestire una bimba deficiente o malata d’alzahimer.
I giorni che dovrebbero essere i più idilliaci sono per lui un patimento.
Non c’entra nulla con il post, il commento (ché scrivere OT mi irrita)
ma …diventa “membro della vagina” non si può leggere 😂
Però Vagi…ogni scusa è buona per i cioccolatini dai!!! Pensa che in ufficio l’unico uomo che ha avuto un pensiero galante per le donne oggi è quello diversamente etero (che gli altri è meglio stiano alla larga!).
Per l’articolo inutile dire che condivido anche se sto sperimentando la fase iniziale e al momento sono ancora nella fase “chissà se tra un mese mi avrà già mollata”, ma si va avanti.
le relazioni sono terribilmente complicate ma ci vuole pazienza da entrambi i lati. Pazienza e rispetto. Compromessi e ritirate strategiche. Insomma mettere da parte l’orgoglio e accettare anche quello che non avresti mai pensato di accettare.
Rispetto! Grande parola.
Non solo pretese.
se avanzi delle pretese, devi mostrare anche rispetto in misura maggiore
Quanto mi piace la tua testa ❤
Conosco il tuo blog da tempo, anni, non ci scrivo mai ma ogni tanto mi piace leggerlo. Questa volta voglio scriverti, sarà per l’ennesimo Valentino in singletudine (anche se chissene di My Valentine, eccetto la canzone di Paul McCartney) e ti voglio dire che questo post è bellissimo e commovente. E ti auguro con il cuore che tu possa superare la soglia del terzo anno affianco a questa persona che, finalmente, ti fa sorridere di nuovo. Ti abbraccio, una tua conterranea!
Nel mio piccolo, porto avanti una relazione ormai da 15 stoicissimi anni, durante i quali le pause ci sono state. E grazie a cazzo che ci sono state, ci siamo conosciuti da ragazzini, era assurdo pensare che potesse restare sempre tutto uguale. La verità è che nelle relazioni si cambia insieme o si cambia separati. Bisogna poo capire se ci si può – ad un certo punto – conciliare anche nei cambiamenti, o no. A noi è riuscito di farlo. Nel senso che boh, cazzo ne so, cmq alla fine la vita ci ha riportato sempre nello stesso punto, insieme, ma su un livello diverso. Le relazioni sono tutte diverse. Quindi ti direi di non pensare al passato perché probabilmente nemmeno tu sei più quella che sfraganava le relazioni dopo il primo anno. E goditi ‘sta cosa e non ci pensare, va.
“Quindi ti direi di non pensare al passato perché probabilmente nemmeno tu sei più quella che sfraganava le relazioni dopo il primo anno”.
Questa è una profonda verità e hai proprio ragione. Forse una delle cose che ci rovina la vita di più è fissarsi su una certa idea di se stessi e della propria vita, perché questa cosa ci porta a ripetere sempre gli stessi comportamenti, a cadere negli stessi loop. Invece noi siamo tante cose, e cambiamo anche, continuamente, e ogni nuovo momento che ci capita va vissuto per quel che è e che ci può dare, non caricandolo del peso di tutte le ipoteche precedenti, che gli fa solo perdere spontaneità e ci toglie la gioia di vederci ogni volta nuovi e diversi, come è bello che sia.
Nel fapporto di coppia conta molto la compatibilita o adeguatezza fisica ma poi col tempo siccome tra i due c’e’ chi e’ fornito di mavgior cervello allora e’ bene che lo usi nei vari scogli
A me piaci sempre, forse anche di più, così innamorata e – quel che importa – sempre scurrile ❤
MEH? Avete poi litigato???
Non so se riuscirò ancora a leggerti; il mio mondo è caduto in frantumi
Sei fantastica ❤️ammetto di aver avuto un po’ di diffidenza quando ho visto che ti sei fatta zita e di conseguenza non pubblicavi più robe del tipo comesopravvivereaunostronzo, ma mi sto ricredendo e ho pure io i miei limiti, molti! Apprezzo la tua sincerità e la tua capacità di autocritica 🙂 bacetti