Cosa avete da fare tanto le femministe?

Una delle cose più fastidiose che mi sono sentita dire negli ultimi anni è: “Cosa avete da fare tanto le femministe, se ormai potete fare tutto quello che volete?”.

A pronunciarsi, di solito, è un soggetto (in)consapevolmente maschilista – uomo o donna – che gode di un’eccellente capacità di analisi della realtà, perlomeno di quella che si estende dal suo naso al suo perineo. Può succedere, per esempio, che il malcapitato interlocutore abbia avuto un capo donna, stabilmente in carriera; oppure che abbia conosciuto coppie in cui il gender-pay-gap sia invertito (me ne vengono in mente un paio tra i miei amici, in cui lei guadagna più di lui, ma sono eccezioni, ça va sans dire); oppure ancora che abbia conosciuto donne sufficientemente determinate e competenti (o spregiudicate/troie/snaturate/comunque preferiate chiamarle) per decretare che ormai il divario culturale, sociale ed economico, durato millenni, tra la condizione di uomo e la condizione di donna sia stato colmato.

La domanda (cosa avete da fare tanto le femministe), tuttavia, fa sempre proseliti, perché è oggettivo che in alcuni paesi esistono da 100-150 anni, non di più, delle leggi che ci concedono alcuni diritti civili fondamentali: la proprietà, l’istruzione, il voto, il divorzio, l’aborto, che come sapete spesso non viene garantito, e noi dobbiamo difenderlo costantemente perché c’è un manipolo di fanatici intenzionati ad abolirlo (tutti naturalmente tesserati al partito più maschilista della storia, che è quello di Dio, qualunque Dio).

È altresì oggettivo che già negli anni ’60 Erica Jong rivendicava la libertà sessuale femminile, e che 20 anni fa Sex & The City discettava di cazzi, orgasmi e prestazioni, senza nessuna pietà per quel che restava del machismo anni ’80. Oggi, poi, abbiamo le t-shirt empowering, i Woman Crush On di Freeda, le enciclopedie Grandi Donne, le agende motivazionali. Possiamo indossare le minigonne e i crop top, ma anche i sacchi informi di liuta; possiamo ostentare ascelle pelose e capelli grigi, oppure alterare chirurgicamente i nostri connotati fino a renderci irriconoscibili, e ammazzarci di beveroni dietetici e palestra. Possiamo guardare i porno e avere un ottimo giocattolo che ci succhia il clitoride. Possiamo andare all’università e prendere voti migliori dei colleghi maschi (lo dicono le indagini statistiche, non io), e poi lavorare duro e addirittura – pensate che cosa assurda – occupare la casella sopra la loro nell’organigramma aziendale.

…succede: a volte lo stagista è maschio.

Abbiamo preparato le favole ribelli per le guerrigliere di domani e i manuali per apprendere i rudimenti essenziali del femminismo. Cosa vogliamo di più? Un esercito? Dulcis in fundo, possiamo decidere di non fare figli; oppure di provare ad averne, ma non come unica e sola priorità nella vita; oppure ancora possiamo scegliere di farlo da sole, grazie alla donazione di qualche generoso eiaculatore straniero, e ridurre così la funzione biologica e sociale del maschio a quella di puro scroto.

Ecco, malcapitato interlocutore (che mi piace immaginare come Vittorio Feltri fatto da Crozza): tu non hai tutti i torti, nessuno ci vieta di fare niente, non come ci è stato vietato nei secoli precedenti perlomeno; ne siamo commosse e rendiamo grazie, soprattutto a noi stesse per aver lottato e per aver ottenuto certe emancipazioni, ma anche a voi per essere stati tanto magnanimi – a un certo punto – da concederle.

Se vuole sapere la mia opinione però, se vuole la risposta a quella domanda iniziale (cosa avete da fare tanto le femministe), io penso che il maschile e il femminile non dovrebbero schiacciarsi, né in un senso né nell’altro; penso che dovrebbero convivere in armonica sinergia, valorizzando le diversità e riconoscendo le uguaglianze.

Penso anche, però, fortemente, che per fare un’analisi neutra (o più neutra possibile) della situazione da cui partiamo, è necessario fare due cose. La prima è alzare il punto di vista: così facendo, lei vedrà che la storia dell’umanità, con le sue evoluzioni e le sue ricadute, è radicata sulla più antica, più universale e più persistente discriminazione di tutti i tempi: quella basata sul genere.

Una discriminazione a cui è esposta, DA SEMPRE, la metà della popolazione mondiale, a qualsiasi latitudine e longitudine della Terra, in qualsiasi epoca. Mi creda, non sto esagerando, è storia, si studia. Un essere umano su due, per millenni (e tutt’oggi è così in moltissimi luoghi, in modalità assortite), ha avuto meno valore, meno opportunità, meno diritti di suo fratello/marito/collega/padre/predatore. Per quale ragione?

Perché aveva la figa.

E la figa ce l’hai dal primo istante in cui vieni al mondo, anzi da prima ancora! Non è che la scegli, non è una colpa o un peccato originale da espiare. È semplicemente l’organo esterno di un apparato riproduttivo clamorosamente superiore. E cosa poteva fare il patriarcato, se non averne paura per sempre, prevaricarlo, sminuirlo, ostracizzarlo, strumentalizzarlo? Essere femmina ha voluto dire per buona parte della storia del genere umano, valere di meno da prima ancora di nascere (dalla 15esima settimana di gravidanza, all’incirca, mi pare). Ora io chiedo: le sembra normale? Le sembra passato?

Se la risposta è sì, se pensa che io stia parlando del Medioevo quando le donne venivano bruciate sul rogo, o del XIX secolo quando venivano mutilate nella civilissima Inghilterra, le chiedo di fare un secondo esercizio: ampliare gli orizzonti e guardare la realtà. Parta dal suo palazzo. Il quartiere, la città, la regione, il paese, il continente, l’emisfero, il PIANETA.

E se questo le suggerisce che sì, okay, delle discriminazioni ci sono, ma sono tutte lontanissime da noi e affliggono popoli disgraziati di cui nulla ci interessa, clicchi qui e legga il dossier InDifesa 2019 di Terre des Hommes, l’associazione che dal 1960 è in prima linea per proteggere i bambini di tutto il mondo dalla violenza, dall’abuso e dallo sfruttamento, assicurando a essi istruzione, cibo e cure mediche.

Il rapporto è vasto e tocca molti temi fondamentali, come l’alfabetizzazione finanziaria femminile (tasto dolente, considerato che l’indipendenza economica è ancora un sogno per 980 milioni di donne), oppure l’incidenza di certi reati sui minori e il rapporto con il gender, la salute riproduttiva e le gravidanze precoci, la period poverty.

Per ora, le segnalo questi tre dati che contengono secondo me la risposta definitiva a quella domanda iniziale (cosa avete da fare tanto le femministe):

1) In paesi come India, Azerbaijan, Armenia e Cina si praticano aborti selettivi (cioè se sei femmina non ti fanno nascere, e se nasci si sbarazzano di te, come minimo negandoti l’allattamento, le cure mediche, i vaccini, il cibo). Dal 1970 al 2017 nei 12 paesi con evidente tendenza a questa pratica, il totale delle bambine mancanti è stato pari a 45 MILIONI (quelle che sopravvivono, poi, devono campare in società in cui le violenze sessuali, la prostituzione e gli abusi sono all’ordine del giorno).

2) Oggi, nel mondo, almeno 200 MILIONI di donne e ragazze sono state sottoposte a mutilazione genitale. Altri 68 milioni subiranno la stessa sorte da qui al 2030, secondo le stime di Unicef. Vuol dire che ti tolgono dei tessuti sani, dalla suddetta demoniaca figa, causandoti dolori lancinanti, e alterando per sempre la tua fisiologia e la tua sessualità, negandoti l’integrità fisica e morale e la possibilità di provare piacere sessuale. Gli effetti collaterali sono devastanti: emorragie, shock, infiammazioni, infezioni, contagi virali, problemi urinari, setticemia, insufficienza renale, dismenorrea, anorgasmia. Nel nostro Paese si stima che siano a rischio di mutilazione tra il 15 e il 24% delle bambine e ragazze di età compresa tra 0 e 18 anni, di famiglie provenienti da Paesi in cui sono presenti queste pratiche. 

3) Nel mondo, oggi, ci sono ancora 650 milioni di bambine e ragazze sposate prima dei 18 anni, quasi sempre con uomini molto più vecchi di loro. Non sono solo nell’Asia Meridionale, o in America Latina (dove a 12 anni sono considerate donne fatte e finite) o in Africa (dove oggi vive una sposa bambina su tre), ma pure negli occidentalissimi Stati Uniti, dove dal 2000 al 2010 sono stati celebrati 25.000 matrimoni con minori. Nella maggioranza dei casi, parliamo di realtà rurali, di famiglie povere, di paesi afflitti da conflitti e miseria, e di ragazzine che passano dai padri ai mariti, giovanissime spose prive di libertà e di potere decisionale (secondo uno studio del 2010, le ragazze hanno quasi il doppio delle probabilità di subire violenze dai mariti, rispetto alle mogli adulte). Ragazzine esposte a pressioni fortissime per fare figli; trapiantate nella regione del marito e private di qualunque punto di riferimento; condannate alla solitudine e agli stati depressivi, accanto a un uomo che non hanno scelto e che magari condividono con altre mogli, poiché in alcuni Paesi la poligamia è legale.

Mi fermo qui, ma di argomenti ce ne sarebbero a non finire. Dunque, malcapitato interlocutore, lei che proprio non capisce perché ci sia ancora qualcuna che si ostina a definirsi femminista, all’alba degli anni 20 del secolo ventunesimo; lei che non si accontenta delle molestie patinate dello star system, della disparità salariale nostrana, della Tampon Tax, della violenza di genere (che sostiene non esista); lei che mi spiega che “per esempio ci sono le quote rosa” (che suggerirei di riporre in un posto angusto dove tradizionalmente non batte il sole), ho una risposta – spero esaustiva – da darle:

Finché il mondo sarà questo, il femminismo avrà ragione di esistere. Punto.

E no, non pensiamo che invece per voi uomini sia tutto rose e fiori, non vi odiamo (al contrario, spesso vi amiamo), non stiamo progettando di evirarvi in massa (ad alcune di noi il pisello piace) e non pensiamo neppure che queste siano le uniche ingiustizie che si consumano quotidianamente sul globo terracqueo. Ma queste ingiustizie esistono, ci riguardano, e qualcuno deve pur occuparsene. E ci perdonerete se, sulla base di millenni di storia, non ci aspettiamo che a occuparvene sarete proprio voi.

Domani, 11 ottobre, è la Giornata Mondiale delle Bambine e delle Ragazze.

Se volete saperne di più su Terre des Hommes e supportare il loro lavoro, guardate qui.

14 commenti Aggiungi il tuo

  1. Menti Vagabonde ha detto:

    Numeri e statistiche terrificanti

    1. Lorenzo ha detto:

      Pur non potendo nutrire grande fiducia nel genere maschile, credo sarebbe invece estremamente utile ed intelligente cercare di coinvolgerlo nelle varie iniziative e discussioni femministe. Se l’obiettivo è un’armoniosa convivenza nel rispetto delle diversità e delle uguaglianze tra i generi, non si possono escludere i maschi da quello che sarà un processo ancora faticoso. Questi articoli possono diventare uno strumento utile anche per noi, per sensibilizzare i nostri simili “inconsapevoli” e avere più argomenti per difendere questa tesi e questa battaglia. Dovrebbero mancare però contenuti come “la superiorità della figa”, dato che parliamo di uguaglianza, e cenni al fatto che la battaglia sia vostra, rendendola “esclusiva”. Al contrario gli articoli dovrebbero essere inclusivi secondo me.

      Grazie ciao!

      1. Menti Vagabonde ha detto:

        Sì vero bisogna coinvolgere, ma è pur vero che in alcune battaglie, si inizia in tanti, poi ad un certo punto ci si guarda intorno e si scopre di essere da sole

    2. Lorenza ha detto:

      Ecco, agli snob che ti criticano per la tua collaborazione con la De Lellis, farei osservare che sei ancora e sempre questa. Quella delle battaglie importanti e delle parole sempre giuste. Che si tranquillizzino, non ti sei trasformata in una belle bimbe di Giulia, hai solo collaborato alla scrittura essendo eccellente scrittrice.
      Mi ripeto, perché l’ ho già scritto a commento del precedente post: basta pippe mentali sulle critiche che ti stanno rivolgendo e goditi il meritato successo!!
      Un abbraccio

  2. amleta ha detto:

    Guarda giusto due giorni fa ho letto un articolo in cui una donna è stata minacciata dalla sua azienda dopo aver fatto un secondo figlio, non previsto. Una cosa assurda. E appunto c’è gente incredula che pensa che le donne adesso abbiano tutto ma dici benissimo esistono milioni di donne che hanno ancora una situazione penosa. E se poi in uno stato “civile” come l’Italia succedono ancora discriminazioni tra lavoratori maschice femmine….Assurdo.

  3. sailoraldo ha detto:

    Standing ovation Vagina!!! Abitiamo un mondo distorto e bistrattato da una sventagliata di cazzoni che non capiscono davvero una figa. E ogni riferimento alle teste di cazzo, non è per nulla casuale.

    Rita Levi Montalcini diceva: se istruisci un bambino, avrai un uomo istruito. Se istruisci una donna, avrai una donna, una famiglia e una società istruita.

    Io sono uomo ma senza una donna non sarei mai venuto al mondo e soprattutto, non sarei quello che sono, grazie ai Suoi insegnamenti.
    La sua unica eredità infatti, oltre ad infondermi il germe della curiosità culturale è stata: persone con bagagli leggeri, viaggiano meglio attraverso la vita. E molti di questi pesi sono proprio i limiti culturali che generano diseguaglianze e tante, troppe seghe mentali assurde.
    Go ahead! 😉

  4. Demonio ha detto:

    Io che qualcosa del genere la dica un uomo posso anche capirlo anche se non condivido. Ma che sempre più donne lo dicano mi lascia perplesso tanto che, spesso ho avuto anche discussioni con donne dove alla fine il femminista ero io. Boh…io in sto mondo non ci sto capendo più un cazzo…

  5. Un tizio ha detto:

    Brava, adesso convinci anche il resto delle tue amiche femministe che le cause veramente importanti sono da combattere ad oriente e convogliate i vostri sforzi in quella direzione, visto che sembra che al vostro movimento interessi di più fare accuse ed insinuazioni nei confronti della parte del mondo in cui il femminismo serve meno

  6. Claudio ha detto:

    Ti voglio bene, scusa, grazie.

  7. fedealb ha detto:

    Dubito che un interlocutore di quel tipo sia in grado di comprendere la risposta

    appartiene agli Idioti: categoria a cui si spegne il cervellino appena ricevono una risposta contrastante le proprie convinzioni, basate sul nulla e ampliate da estrema stupidità.

  8. Giulia ha detto:

    Secondo me sì può essere femministe, Vagi, anche parlando di argomenti come le relazioni e il sesso (e la vita di tutti i giorni, e le sue infinite distorsioni e le ripercussioni sulla coscienza di sé).
    Ci vedo poco di sentitamente tuo in questi articoli, spero che tu lo prenda come un affettuoso consiglio da parte di una tua affezionata lettrice.

  9. Cristina ha detto:

    Sul tema ho avuto modo di discutere su Facebook (purtroppo) sotto ad un post fatto da un signore che gestisce una pagina che tratta principalmente di politica. Quel giorno aveva pensato di esprimere la sua opinione sul dubbio gusto dello spot pubblicitario della Nuvenia dove veniva mostrato del sangue. Ho espresso la mia opinione in merito, facendogli presente, tra le altre cose, che magari il suo commento era da considerarsi fuori luogo per i toni usati, oltre anche al fatto che non possedendo un utero la sua autorevolezza in materia era al quanto scarsa. Il culmine però è stato raggiunto quando un utente ha paragonato il cilclo mestruale ad una eiaculazione. Sì, avete letto giusto! Quando ho fatto presente che non vedevo il nesso tra le due cose, mi ha dato dell’ignorante. Un altro mi ha detto che noi donne vediamo, e cito testuali parole, “il maschilismo imperante” ad ogni occasione solo perché rivendicavo la giustizia di quello spot che mostrava come sono realmente le cose.
    Alcune donne facevano anche notare, sangue ok nei film horror dove si scannano e si dilaniano, ma un rigolo di sangue che esce da una donna, quello no, fa schifo.
    Purtroppo quando si parla di noi, come donne, di quello che ci riguarda esce sempre il machio alfa di turno con “E allora noi uomini (inserire argomento a caso)”.

    Per fortuna poi avranno trovato altri commenti più interessanti dei miei e sono passati oltre, ma è stata una bruttissima esperienza!

  10. newwhitebear ha detto:

    articolo esaustivo. Numeri da capogiro.

  11. Valentina ha detto:

    Salve…sto leggendo il libro ‘ Fammi uno squillo quando arrivi’, e per questo mi è venuta la curiosità di osservare il suo blog. E,ovviamente, da femminista incallita, la mia attenzione si è incentrata su questo articolo, peraltro scritto molto bene, e decisamente dalla parte delle donne: pure io mi sento dire, da parte di molti uomini, che il movimento non ha più ragione di esistere o, addirittura che, se mi definisco femminista, allora odio l’altro sesso (inutile spiegare che non siamo maschiliste al contrario). Riguardo la prima considerazione, spesso, se non sempre, la mia risposta è: il sessismo parte dal linguaggio. E nessuno può negare che il nostro sia sessista ai massimi livelli. Peccato che, su questo punto, sono nella maggioranza dei casi le donne a peccare, definendosi ‘donne con i coglioni’, o raccomandandosi di ‘non fare la femminuccia’. Ora, se mi posso permettere, le vorrei fare una piccola critica, mi auguro costruttiva e non ridicola, in merito a questo. Certo capisco che, quando si scrive un racconto o un romanzo, non necessariamente i pensieri espressi da una personaggia o da un personaggio, sono nostri. Nei racconti che mi piace scrivere, creo persone che la pensano contrariamente a me, questo è normale è ovvio, dato che non poniamo noi stessi in cima alla narrazione. Ritengo però, allo stesso modo, che la frase ‘ gli uomini sono le nuove donne’, pensata dalla protagonista, non sia per niente femminista. Sopratutto perchè, come sempre quando si parla di femminile (argh!).. non veniva dopo una gradita considerazione del comportamento maschile odierno, ma dopo aver fatto notare quanto, molti maschi con cui era uscita in passato Nina, fossero egomaniaci insicuri e bisognosi di essere ascoltati…ora, come è possibile definirsi femministe se, mentre si combatte per i diritti delle donne, non si difenda il proprio diritto ad essere femmine e considerarsi tali dalla testa ai piedi? forti, deboli, sicure, insicure, che siamo? (e il contrario, dato che un maschio insicuro è sempre un maschio, non è una nuova donna). Femminilità e mascolinità sono costruzioni sociali. Tutti noi possiamo essere tutto e il contrario di tutto. Eppure al giorno d’oggi tutto ciò che è considerato femminile è ancora visto come negativo, e il contrario. E questa cosa permea talmente tutto, che non riesco nemmeno più a leggere un libro o guardare un film in santa pace.

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