Quando ero ragazzina, tutti mi dicevano che non dovevo avere ansia di crescere, di diventare grande. Mi dicevano che vivevo l’età più bella e che poi, dopo i 18 anni, il tempo avrebbe inesorabilmente accelerato il suo corso. Che mi sarei svegliata un giorno, all’improvviso, accorgendomi di essere vecchia.
Ora, che di anni ne ho 34, posso confermare in parte quelle dicerie: è vero, il tempo fugge, si riempie, si svuota, precipita mentre ti affanni a star dietro a tutti i tasselli che compongono l’età adulta. Rientri dalle ferie di agosto, ti giri e ti volti, ed è già Natale. E ti ritrovi lì, o meglio qui, a fare il puntuale bilancio dell’anno che hai vissuto, di cosa è cambiato e cosa è rimasto uguale, cosa ti porti a casa e cosa hai perso. E spesso, in questo periodo, sento la frase: “È stato un anno di merda, speriamo che il prossimo sia migliore” e io, ogni volta, mi sento un po’ in colpa, perché non penso mai che il mio sia stato un anno di merda. Neppure quando lo è stato. Un po’ perché io di merda ci sto sempre, già di mio, ho proprio una personale inclinazione alla sofferenza, giustificata o gratuita che sia (ma ci sto lavorando, sia chiaro). Un po’ perché mi sembra che la merda vera sia sempre altra. Le disgrazie siano altre. Le sfortune siano altre. Che non vuol dire che non abbiamo diritto di star male, o di accusare i colpi della quotidianità, anche quando “banali”. Vuol dire solo che, in sede di bilancio, è giusto mettere la merda in prospettiva. E, soprattutto, è giusto valorizzare gli eventi positivi dei nostri 12 mesi, i traguardi raggiunti anche quando ci sembra di non esserci mossi di un passo, le esperienze accumulate nel curriculum della vita.
E così, voglio dirvi che questo anno in cui ho pianto, litigato, urlato, vomitato, non dormito, mangiato male, fumato troppo, non praticato alcuna forma di sport (faccio schifo), accumulato ansia nella pancia come i cammelli fanno con l’acqua nella gobba (è una leggenda, lo so), e frustrazione, ed esitazione, e incertezza, e affaticamento, è stato un anno prezioso, che mi ha spaccato il culo e mi ha fatta crescere brutalmente. Non è stato un anno semplice (e quando mai) ma è stato pieno ANCHE di tante cose belle, per le quali mi sento semplicemente grata (come vedete, sto facendo esercizi di ottimismo, che per una pessimista patologica come me sono più necessari degli squat).
Per esempio, in questo anno ho conosciuto una quantità spropositata di persone fighe, diverse, interessanti, divertenti, distanti, che mi hanno messa alla prova, mi hanno dato consigli preziosi, mi hanno assecondata, mi hanno ispirata, mi hanno consultata. Ho pranzato con giornaliste, editor, scrittori, influencer, agenti, attivisti digitali, sceneggiatrici, docenti universitari, operatrici culturali, produttrici di vino, imprenditrici, video-maker, parlamentari, volontari, indigeni e fuori-sede. Ragazzi e ragazze, single, sposati, accoppiati, etero, gay, fluidi, poliamorosi.
Ho interloquito con Roberto Saviano, Michela Murgia, Walter Siti, Alessandro Milan, Selvaggia Lucarelli…che sono tutte persone fighe, per una che fa il mio mestiere.
Ho perso di vista degli amici ma ne ho trovati altri, presenti, che fanno parte della mia vita oggi, e ho lasciato andare le persone doppie, quelle sempre gentili e raramente sincere.
Ho partecipato a due manifestazioni (a Milano e Verona), e sono salita su tre palchi a parlare di femminismo, diversità, inclusione, odio online.
Ho presentato i libri di altre due scrittrici e ne ho ricevuti TANTISSIMI in regalo, che si accumulano sulle mie mensole, ma io piano piano ce la faccio. Ne ho letti anche molti, bellissimi, incluso uno di 1000 pagine che non so come ho fatto ma ce l’ho fatta, perché meritava (non posso dirvi quale, perché ne regalo due copie per Natale a persone che leggono questo blog) .
Ho limitato la mia vena polemica, perché non c’è più nulla di rivoluzionario nel rompere il cazzo: ormai lo fanno tutti. E poi, non si può vivere con un costante travaso di bile.
Ho viaggiato tanto, soprattutto in Italia, scoprendo posti bellissimi, ovunque, persino in Molise (giuro che Termoli è molto carina). Sono stata a Milano, a Bergamo, a Riva del Garda, a Limone, a Treviso, a Padova, a Verona, a Stresa, a Peschici, a Vieste, a Monte Sant’Angelo, a Manfredonia, a Martina Franca, a Taranto, a Vasto, a Venezia. Ma pure a Barcellona, e ho un’amica, con un marito e due bimbi, che mi ha accolta anche lì.
Ho festeggiato un compleanno bellissimo, assortito, con persone che avevo autenticamente piacere di vedere, di tutte le età, le estrazioni e gli orientamenti.
Ho svuotato la mia casa e l’ho messa in vendita (a proposito, se a qualcuno interessa…).
Ho visto mia madre ammettere i suoi problemi fisici e, per la prima volta, finalmente, anteporli a noi. Per la prima volta, finalmente, mettere se stessa al primo posto. Ed è stata un’esperienza umanamente incredibile, passare del tempo con lei nell’unico ospedale in Italia (per quanto ne so) in cui oggi si cura la Sindrome Post-Polio. L’ho vista trovare una enorme energia nella condivisione, e l’ho vista ridere come non la vedevo ridere da anni. Ho conosciuto le sue amiche e ho avuto un desiderio chiaro: fare un documentario per raccontare le storie di queste persone, in larga maggioranza donne (chissà, se lo farò mai davvero).
Ho capito che ognuno di noi ha una o più disabilità, interiori ed esteriori, sulle quali può lavorare, ma a un certo punto deve pure imparare a conviverci.
Ho provato a essere più indulgente, con me stessa e col prossimo (non sempre riuscendoci). E meno snob, con una terapia d’urto di cui si è molto parlato sui media nazionali.
Ho riempito la casa di affetti, ho ospitato amici, ho abbracciato, ho baciato, ho preso le mani, ho fatto regali e ne ho ricevuti (bellissimi).
Ho camminato, nuotato, pagaiato, mangiato, bevuto e copulato a volontà.
Ho amato, a volte bene e a volte male, con tutta la complessità che c’è nell’amare, provando a trovare il giusto equilibrio tra tutti gli ego coinvolti, e le loro evoluzioni, negoziazioni, cambiamenti.
Certe volte, ho governato la paura di perdersi, di non riuscire, di soffocare. Altre volte, è stata lei a governare me.
Ho provato a fare del mio meglio, con le carte che avevo in mano. Ho ridimensionato alcune aspettative. Ho semplificato certe dinamiche.
Ho iniziato a scrivere un nuovo libro e, salvo drammi dell’ultima ora, dovrei tornare in libreria il prossimo anno.
Insomma, sono stati 12 mesi pieni, intensi, di cui vi racconto solo la parte migliore e alla fine dico banalmente: GRAZIE.
Tra pochi giorni partirò alla volta della mia amata Puglia, per trascorrere tre giorni con i miei parenti e rivedere gli amici; e solo ieri ho messo a fuoco la sensazione di casa, il conforto che ho il privilegio di ritrovare ogni volta che scendo, anche se ogni volta cambia un po’.
Ho immaginato le strade strette, le passeggiate, i bocconotti, le carte, i sorrisi, i “riposini” postprandiali, con la pancia gonfia di cibo e il cuore pieno di amore, e le chiacchiere delle donne di casa a riempire il silenzio di consigli, ricette, pettegolezzi innocenti e lamentele sussurrate. Sono pronta. Non vedo l’ora.
Buone feste a me, a voi e famiglia, altrettanto, grazie, ricambia.
Passatele bene, comunque/ovunque/con chiunque scegliate di viverle
Noi ci si ribecca da queste parti il prossimo anno, con tutti gli auspici del caso e i buoni propositi da disattendere! ❤
non è stato un anno da buttare. Anzi.
Serene festività.
nessun anno è da buttare nel conto della vita- non saprai mai quale sarà il peggiore e quindi l’augurio è di viverlo bene settimana dopo settimana. impariamo a vivere il qui ed ora.ti attendo in libreria con l prossimo libro.
p.s. forse non te lo ho mai detto ma sei proprio bella anche se in primisi leggerti è sempre un piacere e spunto di riflessione. buona anno amica delle mie domeniche pomeriggio. roberta
Un bell’anno per quanto mi riguarda…Buone feste Vagi, a te e famiglia dal cuore d’oro
Complimenti Vagi per l’annata passata e ti auguro buone feste insieme ai tuoi cari. Il mio 2019 è stato un anno di formazione (nel senso di studio) per poi, spero, esplodere in maniera fragorosa nel 2020. Speriamo. Un abbraccio.
Auguri anche a te, splendida stella.
Grazie, per queste belle immagini. Il confronto e i bei momenti, anche se momentanei o digitali, hanno sempre un bel sapore. Alla fine il macro si compone di tanti piccoli micro, qualcosa va e qualcosa no, nell’equilibrio. Grazie per aver condiviso i tuoi “su” infondendo una bella carica positiva. Buone Feste nella meravigliosa Puglia!
Buon compleanno
Ti abbraccio con amore
… bello tutto e ben tornata a casa !!!
bye bye
Buone feste! Un abbraccio
Tornare ci permette di capire fin dove siamo arrivate.
Documentario: dovresti e ci conto, racconteresti un mondo cui davvero vi è tanto da attingere. In positivo.