La Cozzetta

Negli ultimi 6 mesi, i miei social sono diventati una sequela di pancioni, passeggini, ecografie e neonati, interrotta solo occasionalmente dai classici culi marmorei, tette aerodinamiche e addominali d’acciaio (normalmente ho il feed di un morto di figa). Per quanto io abbia rinviato l’annunciazione della gravidanza, infatti, gli algoritmi erano bene a conoscenza del mio “stato interessante” (interessante per chi, poi?). 

Così, ho avuto modo di deliziarmi con lo storytelling standard che viene fatto sull’incintevolezza e questo, devo essere onesta, ha in parte contribuito ad alimentare il mio senso di inadeguatezza. Ambientazioni oniriche, celestiali, ovattate. Volti distesi, cromie pastello, armonia nei lineamenti. Il soave racconto fotografico dello stupore di fronte alla vita che accade.

Mentre mi perdevo nelle pance altrui, a me pareva di vivere un’esperienza corporea sublime e raccapricciante insieme, una prepotenza biologica vera e propria, un’usurpazione della libertà individuale senza precedenti. Il tutto indubbiamente segnato da alcuni momenti indimenticabili: la prima volta che, durante l’ecografia, ti accorgi che quel puntino lampeggiante è diventato una figura antropomorfa dotata di profilo, manine e piedini; la prima volta che ti fanno ascoltare il battito; la prima volta (ma anche le successive) in cui senti i movimenti fetali o vedi la pancia deformarsi come in Alien (il primo, quello di Ridley Scott), dopo un calcetto. 

In tutto ciò, nessuna che mi raccontasse (giustamente, anche, magari) la perizia con cui ormai ha imparato a vomitare; nessuna che si immortalasse quando alle 2 di notte si stende sul tappetino devastata dal mal di schiena o dalla sciatica, e fa ginnastica al buio davanti a un tutorial di youtube, dove un tizio con un cuscino al posto della pancia le spiega cosa fare per stare meglio e le dice ogni tanto “brava” e lei risponde “grazie”; nessuna che ammettesse di non capire più o meno un cazzo dei millemila esami da fare, oppure di aver pianto di ignoranza di fronte alla prima parete di ciucci, o di seggiolini per l’auto, o di passeggini da 1000 euro. Nessuna che testimoniasse la prima volta che, in preda a una delle mille incertezze del momento (amniocentesi sì, amniocentesi no), si è infognata nei commenti sui forum delle mamme, sprofondando in una cloaca di ansia, paranoia e prestazione, circondata da donne che condividono tutte le misure dei propri feti, firmandosi col nome e la settimana di gravidanza. Nessuna che protestasse contro la dicitura “primipara attempata”. Nessuna che dicesse di essersi sentita colpevole ogni volta che il proprio organismo ha deficitato in qualcosa: la tiroide, l’anemia, la glicemia.  

Nessuna che raccontasse del corpo che si modifica, si dilata, si prepara a renderti genitrice, che è una cosa stupefacente ma pure ripugnante, che ti procura gratitudine ma pure repulsione (oh, la prima volta che ho notato che i miei capezzoli stavano cambiando colore!); oppure della goccia di urina che talvolta ti pisci addosso se fai uno starnuto, oppure dell’insonnia notturna che s’accompagna alla spossatezza diurna, oppure della paura di tornare a casa coi punti nella figa o nella pancia. In effetti, stai creando una vita, di cosa ti turbi scusa? 

Tutto perfetto, senza sbavature, senza lacrime, senza impulsi omicidi verso quell’essere che ti sta accanto e che non capisce ciò che ti succede, a partire dagli orridi tumulti ormonali che in confronto la sindrome premestruale è un momento di assoluto equilibrio psichico e di massima cordialità verso il genere umano. Per carità, le gravidanze sono tutte diverse, come lo sono le donne, e non è detto che quello che vale per una valga per tutte, ma è vero pure che nessuna gravidanza è perfetta, sebbene dall’Instagram – ma spesso pure dai racconti privati, anche se non sempre, per fortuna – pare essere il contrario.    

C’è da dire pure che il mio ovulo, fecondato da uno spermatozoo particolarmente zelante (praticamente non ho fatto in tempo a dire “vediamo se succede”, che è successo), si è insediato in un utero ridotto piuttosto male. 

Sì perché l’organo principe del mio apparato riproduttivo è tutto tempestato di fibromi, o miomi, che sono delle formazioni tumorali benigne non particolarmente rare, che possono creare complicazioni, talvolta fin dal concepimento. In genere, le donne che ne soffrono ne hanno uno, due, tre. Io ne ho un numero imprecisato (cosa che, insieme alla tiroide di Hashimoto, mi ha fatto vincere il titolo di “gravidanza a rischio”). Nelle parole di un ginecologo: “Se li avessi tolti tutti, non ti sarebbe rimasto l’utero”. Rincuorante. D’altra parte, tutti i rami del mio albero genealogico, sia lato materno che paterno, hanno storie più o meno drammatiche quando si tratta di utero (molte delle quali si sono concluse con l’isterectomia). 

I fibromi sono come delle palline da golf, da tennis o da beach volley (nel qual caso vengono asportate). Nel corso della gravidanza, comunque, tendono a crescere in volume, a ingombrare, a procurare dolori più o meno lancinanti alla madre e, se va male, possono togliere spazio al feto. Ma non si sa, non è detto, depende, tutto depende. Bisogna aspettare, e vedere. Da quel che ho capito, nella gravidanza, per quanto medicalizzata, non ci sono certezze e non c’è un cazzo che si possa davvero controllare. 

Certo, è possibile che si ricorra a un parto prematuro

Certo, è probabile che sia un cesareo

Certo, chissà se l’utero te lo lasciano o te lo tolgono, poi. 

Certo, in ospedale ci andrai da sola, perché fuori c’è una pandemia, non so se hai notato, potevi pensarci prima, abbracciare una posizione fieramente antinatalista, e invece no. Hai voluto la bicicletta? 

Ecco, io non ho mai pensato “adesso sono pronta a pedalare!”, diciamo che mi sono ritrovata un sellino sotto al culo e ho provato a muovermi e a non cadere. Mi sono chiesta se scendere, procedere a piedi, chiamare un taxi e tornare sollevata alla mia vita di prima. E mi sono risposta di no. Mi sono detta che, se questa cozzetta volitiva che mi ha colonizzato le interiora vuole esistere, non sarò io a impedirglielo. 

Del resto, la amo già (ora è facile, sta dentro, mica la sento piangere come un’aquila). 

La amo perché mi ha dato una grande lezione, smentendo una convinzione assai radicata che avevo, ossia che mai sarei rimasta facilmente incinta. Dimostrandomi, soprattutto, che potrei essere parimenti convinta di chissà quante altre scemenze, senza neppure accorgermene. 

La amo perché mi obbligherà a cambiare. 

La amo perché ha una determinazione tignosa che mi è familiare e che presumo mi farà cacare i sorci verdi. 

La amo perché la reazione dei futuri nonni è impagabile (mia madre è gasatissima, chiaramente covava un istinto di nonnità represso da anni; mio padre è in modalità super-pussy e si commuove con niente, forse è già in deliquio, o forse lo deprime la prova provata che siamo invecchiati tutti). 

La amo, questa cozzetta, perché se mangio il cinese, l’hamburger o la pizza farcita è contenta… se mangio la zuppa, la vellutata di verdure o il minestrone, mi fa sboccare all’istante… (io proprio me la immagino lì nell’utero, come nel video dei Massive Attack, che impreca in dialetto tarantino e pretende panzerotti, bombette alla brace e capocollo… anche se, ahimé, se tutto va come deve, c’è il rischio che parli come Renato Pozzetto). 

La amo perché sarà, nel bene e nel male, una delle esperienze più forti e intense della vita. E io l’aspetterò con le dita incrociate, e le braccia (ma pure le cosce) aperte. 

Sperando che vada tutto bene, per lei e per me.

Perché, nell’assoluta banalità della faccenda, quando tutto fila liscio è davvero un miracolo. 

pd: il delivery è previsto, all’incirca, e in via del tutto teorica, a metà luglio. 

21 commenti Aggiungi il tuo

  1. Bia ha detto:

    E’ un post MERAVIGLIOSO e sono FELICISSIMA ISSIMA ISSIMA per te!!!
    Se vuoi ti racconto i dolori e le verità dell’essere madre di una meravigliosa 16 enne, del tipo che ogni età ha i suoi lati belli ma al contempo, ogni età è terribile da gestire? 🙂

    1. Dave Brick Pinza ha detto:

      Sedicianni? Poi anche in lockdown? Siete sopravissuti?

      1. Bia ha detto:

        siamo vivissimi 🙂

  2. bonaanna ha detto:

    Mi ha fatto ridere e mi ha fatto emozionare… la gravidanza è un periodo magico (alti e bassi che siano)!
    Goditela e buon viaggio, insieme!

  3. metalupo ha detto:

    L’accento e la pozzettitudine sono prenotati DA ME.
    E non transigo.
    Come già detto felice da zio, oppure felice da “oh zio” che va bene uguale.
    Invece, tutta la tonnellata di consigli non richiesti va fatta live bevendo, noi.
    Tu no, spiacente.

    1. Dave Brick Pinza ha detto:

      Bella zio, più che bere qui al massimo ci concedono, come massimo svago, di andare a vedere passare i treni… portandoci una sedia da casa… taaaac

      1. metalupo ha detto:

        Va che tra un pò esce un ebook MOLTO SciFi che potrebbe piacerti. Del quale tra l’altro avevi letto incipit sul blog.

  4. wolf into the wild ha detto:

    L’esperienza più straordinaria ed entusiasmante della tua vita. Nulla sarà più come prima… Congratulazioni!

  5. La Disfunzionale ha detto:

    Ma di “parto geriatrico” per noi che abbiamo superato i 35 anni….ne vogliamo parlare?!?

  6. Diemme ha detto:

    Da come l’hai descritta, oserei dire che la amo anch’io. ❤

    1. Atipico ha detto:

      2 domande: ma il tuo uomo che dice? È gasato per l’esperienza? Sai già che sarà una femmina?

  7. 321Clic ha detto:

    Non te l’ho detto quando ci siamo sentite, ma me l’aspettavo già da un po’, e per come si sta comportando, ci sta già simpatica a tutti.
    Per l’accento, lascio volentieri il compito allo zio qua sopra, che il mio, ehm… non lo consiglio a nessuno 😀
    Io posso mettere in campo una vagonata di consigli non solo non richiesti ma anche da assoluta ignorante sul tema, e una cinquantennale esperienza in tema Dido, Lego & C. Sono quella che quando va a trovare una famiglia con bambini, passa il tempo sdraiata per terra a costruire l’impossibile e sporcarsi più di loro.

    1. Dave Brick Pinza ha detto:

      Una babysitter alla Pozzetto…

  8. Dave Brick Pinza ha detto:

    Un grosso abbraccio, in questo periodo non proprio sereno è piacevole leggere splendide notizie. Oltre all’accento pozzettiano avrà anche un bel articolo davanti al nome.

  9. steffymars ha detto:

    Momento. Io tutte le piacevolezze della gravidanza le avevo più o meno elencate già nel 2016: https://rubricadelcomplimento.wordpress.com/2016/12/19/il-mio-modello-e-totoro/. E il mio lo chiamavo Parassita, poi Teniotto (da tenia solis). In ogni caso: congratulazioni e in bocca al lupo! 🙂

  10. Dave Brick Pinza ha detto:

    Ma sei tu nella pubblicità delle zanzariere con Suor Nausica?

  11. dolcezzasicula ha detto:

    Auguroni di ❤ vedrai che nulla sarà più come prima, ma sarà emozionante.😍😍

  12. newwhitebear ha detto:

    ma che splendida notizia! Complimenti e bravissima nel fare ironia su di te e colmare di dolcezze l’essere che sta in te.
    Tifo per luglio. È il mio mese.

  13. Daniele ha detto:

    Ciao, ti faccio grandi auguri. Sarà un viaggio meraviglioso e allo stesso tempo terrorizzante. Ti sentirai spaventata e inadeguata mentre farai il tuo meglio. Ma il tuo meglio è l’unica cosa richiesta. E sarà abbastanza. E sarai felice mentre il tuo baricentro si sposta da stellocentrico a cozzettocentrico.
    Felice per te.

  14. pino josi ha detto:

    certo ora che tutto riparte, c’è da fare promozione per i libri ecc ecc t’è ti prendi un altro anno covid

  15. Alessandro ha detto:

    “Quando tutto cambia, cambia tutto”.
    (Andrea Mazzola a.d. MBA Mutua)

    “Vuoi essere felice o avere ragione”?
    (idem come sopra)

    Ciao Stella, dopo un anno e mezzo di vita sospesa, riemergo e trovo che nonostante tutto la vita va avanti. Lapalissiano, ma vero nella sua sconvolgente linearità. Stai raggiungendo un altro traguardo volante, quello della maternità a cui seguirà quello della genitorialità e del cambiamento dello stile di vita. Della durissima palestra della pazienza e delle piccole ma immense gioie del vedere crescere il proprio figlio/a.

    Anche per me ci sono stati cambiamenti importanti, proprio quando credevo di avere raggiunto un minimo di stabilità. Non sono più lo stesso di due anni fa, sono arrivato ad un bivio ed ho scelto di essere felice, ma è una gara durissima dove sto girovagando per un deserto di amarezze, fatiche immani e nessuna soddisfazione. Eppure ho chiaro il mio obiettivo; voglio essere felice, ho smesso di avere paura e vado avanti.

    Cosa dirti Stella? Sai bene che non c’è un cazzo di manuale di uso e manutenzione per fare i genitori, non ci sono tagliandi ogni tot-mila km, solo amore e sentimenti e poi l’esperienza.
    Sono molto contento per te. Sii felice, per dimostrare di avere ragione c’è sempre tempo (sempre che ne valga la pena)

    Alessandro

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