I figli li fanno anche i criceti – Introduzione

Premessa

Queste sono le uniche pagine che sia riuscita a scrivere nell’ultimo anno. Mi sono chiesta a lungo cosa farne.

Tenerle per me, è stata un’opzione. L’ho abbandonata subito. Ho smesso di scrivere “solo per me” più o meno a 13 anni.

Provo a farne un libro, ho pensato. Poi mi sono chiesta a chi oggettivamente possa interessare la cronaca di un parto qualsiasi.

Ne faccio un podcast (dove vai, ormai, se un podcast non ce l’hai), ma sono andata incontro alla stessa auto-obiezione che mi sono posta per il libro.

Alla fine, ho ricordato che un posto dove depositare queste pagine lo avevo. Un posto che è casa mia, ma è una casa aperta dove spesso passano altre persone. Uno spazio familiare e sicuro, a cui ho confidato molto nell’ultimo decennio e al quale faccio con piacere ritorno dopo un lungo silenzio.

Lascio qui queste parole. Custodite, non nascoste. Come dicevo, raccontano un parto qualsiasi ma anche, per me, la volontà e la necessità di NON dimenticare cosa è successo in quei 5 giorni in ospedale. Di lasciarne traccia nelle mie memorie vaginali, perché partorire, consentitemelo, è una signora memoria. Resta impressa, diciamo. E pure, non voglio ometterlo, il bisogno di dar voce ad alcuni sentimenti non certo universali ma piuttosto frequenti tra le donne che non sentono di aver avuto l’adeguata assistenza in uno dei momenti più straordinari e più spaventosi della propria vita.

Quello che segue è un racconto senza filtri. Forse fin troppo fedele ai fatti. L’ho ricostruito basandomi sui ricordi, sui messaggi di quei giorni e sulla cartella clinica che ho richiesto in ospedale. Pur trattandosi della storia di un parto finito bene, senza complicazioni (per fortuna), ne sconsiglio la lettura a chi si accinge a partorire. Faccio quello che i contemporanei definirebbero “trigger warning”.

Pubblicherò un capitolo alla volta.

Preciso, infine, che alcuni di questi post saranno accompagnati da fotografie rimaste secretate, alcune delle quali troppo belle perché la mia vanità possa sopportarne la dimensione privata (sì, col pancione in vista, come Demi Moore ci ha insegnato a fare).

Auguro buona lettura a chi avrà voglia di leggere.

Introduzione

Non ho mai retto l’estate a Milano. L’asfalto che si scioglie per l’afa, i palazzi che buttano caldo, le zanzare più fameliche che abbia incontrato nella vita (in effetti non sono mai stata in vacanza nella giungla cambogiana). Per non parlare di quella pecca irrilevante che qualsivoglia essere umano nato e cresciuto in località balneare non riesce a perdonare alla città più cosmopolita d’Italia: l’assenza del mare. 

So di non essere l’unica, perché è noto che la popolazione meneghina d’adozione (quella meneghina di nascita ha come minimo una casa a Santa Margherita, o in Costa Azzurra, o in Costa Smeralda che proprio vicina non è, ma con l’aereo ci metti poco) si ingegna per trovare tutti gli espedienti possibili per sopravvivere alla catastrofica stagione in città: c’è chi punta la sveglia alle 8 in modo da accedere ai Bagni Misteriosi (che sono a numero chiuso, come certe università di prestigio), elegante piscina in zona Porta Romana, cara abbastanza da evitare la comitiva di ecuadoregni che griglia salsicce alle tue spalle. C’è chi va all’Idroscalo (non so a far cosa, dato che non è balneabile), chi al Lido di Piazzale Lotto (che è un’enorme pozza d’acqua, del tutto priva di fascino, in mezzo al cemento e ai palazzi); infine, c’è chi se ne va alla piscina di Via Ponzio (che si basa sullo stesso principio del Lido ma l’utenza è differente: leggermente meno multietnica e più LGBTQIA+). 

Poi ci sono i vacanzieri della domenica, ancora più audaci: quelli si svegliano alle 5 del mattino e partono per la Liguria. Un’ora e mezza di strada per arrivare (se ti fai andare bene le località più vicine) e due ore per trovare parcheggio. Spendi 40 euro per un ombrellone e due lettini, alle 16.30 sei già in ombra e al rientro, inutile a dirsi, ti becchi la coda in Autostrada. 

Nessuna di queste opzioni mi è mai risultata congeniale.

La mia risposta per sopravvivere d’estate a Milano, nel tempo, è diventata una sola: weekend fuori con pernottamento in hotel dotato di piscina. Non economica, certo, ma più confortevole. Sui laghi, preferibilmente, come gli anziani o i tedeschi. Non tutte le settimane, ovviamente, ma abbastanza spesso da sedare gli istinti autolesionisti dovuti alle irragionevoli temperature urbane. 

Se non fosse che, a un certo punto della mia vita, nel pandemico anno del Signore 2020, mi è successo di rimanere incinta. Data prevista per il parto (dpp, in gergo tecnico): 13 luglio 2021. WTF, direbbero gli anglofoni.

[fine prima puntata – presto la seconda…]

16 commenti Aggiungi il tuo

  1. debby ha detto:

    Stella!! 🤩🤩 quando ho visto la mail della tua newsletter quasi non ci credevo! Finalmente 😊
    È sempre un piacere leggerti ♡

  2. metalupo ha detto:

    Bene, molto bene, ma l’idea del libro non era stupida.

    1. memoriediunavagina ha detto:

      Ma Zio, lo sai com’è, qui siamo tra intimi ❤️

  3. Samantha ha detto:

    Ti prego non ti fermare! Da quella lettera a Milano non posso fare più a meno di leggerti. Grazie.

    1. memoriediunavagina ha detto:

      Continuo, promesso ☺️

  4. 321Clic ha detto:

    Quoto l’idea del libro, ma bentornata a casa.
    Che ti leggo anche negli altri posti lo sai, ma questo è speciale.

    1. memoriediunavagina ha detto:

      Che bello ritrovarsi qui! Tu e il Lupo siete una delle valide ragioni per NON smettere di aggiornare il blog (poi prima o poi, prima che prenda la patente, ci vediamo e vi presento la piccola❤️)

  5. Alice ha detto:

    Grazie mille per essere tornata, leggerti è sempre un piacere immenso 💙

    1. memoriediunavagina ha detto:

      Grazie di esserci ancora, piuttosto! 🥰

  6. newwhitebear ha detto:

    che super sorpresa! Ormai ero convinto di non leggere più nulla. Invece… ecco la notiziona Stella è tornata tra noi con una splendida novità: la nascita di un popo o pupa – il tempo ce lo dirà – e che tra non molto svolterà il primo anno.
    Quindi aspetto i prossimi post.
    Un sorriso

    1. memoriediunavagina ha detto:

      Che bello ritrovarsi! Prometto di impegnarmi per non sparire di nuovo❤️e grazie di essere ancora qui dopo così tanto tempo!

      1. newwhitebear ha detto:

        Ottimo proposito 😀 A presto

  7. bonaanna ha detto:

    Ho allo stesso tempo paura e estrema curiosità su ciò che andrai a raccontare.. a 28 anni ho deciso di reinventarmi e sono una studentessa al 2 anno di ostetricia. Temo quello che sto per leggere ma credo anche sia di enorme importanza (in primis per te, ma per tutte le donne) parlarne.
    Felice che ovviamente tutto sia andato per il meglio alla fine e non vedo l’ora di vedere “l’altro lato”.
    Aspetto il prossimo capitolo ❤️

    1. memoriediunavagina ha detto:

      Ne ho in serbo un po’! ☺️ e mi impegnerò per pubblicarli con costanza! Questa naturalmente è solo la storia del mio parto, della mia esperienza, ma è uscita di getto, da un’urgenza che ho assecondato senza analizzarla e giudicarla. E dunque eccoci qua 🥰

  8. Red ha detto:

    Ah ecco dov’eri finita, adesso si spiega tutto, a un certo punto pensavo di essermi cancellata per sbaglio dalla newsletter… che gioia per te!

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