I figli li fanno anche i criceti – Piacere di conoscerti

29 giugno 2021 – Metà mattina

“Mamma di Bianca?”, chiede una ragazza che spinge una culletta trasparente di plastica, al cui interno giace una creaturina dormiente, che si chiama Bianca ed è nata alle 00.37 del 29 giugno, come riportato sul foglio A4 attaccato al bordo. 

“Sì!” rispondo, con espressione spudoratamente ebete.

“Ecco la tua bimbina” dice, e ha ragione, Bianca è proprio un vezzeggiativo di bambina, piccola piccola, con questa testolina a siluro, le labbra carnosette, gli occhi che sono due taglietti sul viso. È tutta spettinata e, con la luce del giorno, mi accorgo che i capelli che la notte mi erano parsi scuri sono in realtà biondini; e che ha una voglia sull’occhio destro (Google mi spiega che si chiama “morso della cicogna” e generalmente va via entro il primo anno); e che le palpebre sono sigillate da una quantità imponderabile di cacchette giallastre (sempre Google mi informa che sono i dotti lacrimali ostruiti, anche questo frequentissimo nei neonati). Dorme come un angioletto. La scruto. Mi incanto. 

Ed eccoci qua. Io e te. Tu e io. Che si fa? Da dove cominciamo? Inizio a impararti a memoria? Come sei fatta, che colori hai, tu che ti chiami Bianca e sei nata da me che vesto sempre di nero. Chi sei tu? E cosa ci faccio, con te? Come farò a non rovinarti? Come farò a non corromperti? Come farò ad assecondarti, guidarti, darti risposte che ti siano utili ma che non ti influenzino troppo. Come farò a spiegarti che i genitori sono importanti, ma difettosi; che sanno tutto, ma anche niente; che hanno ragione, ma pure torto, ma pure ragione; che, in fondo, non si fa un test di idoneità per diventare genitori biologici, e che come diceva una mia ex-amica “I figli li fanno anche i criceti”. Come farò a essere onesta senza disorientarti? Come farò a trattarti da bambina finché sarai bambina, e a osservarti mentre diventi altro, senza scoraggiarti, manipolarti, giudicarti; lasciandoti amare, odiare, sbagliare, sorridere e piangere, cadere e cambiare, con la consapevolezza che io sarò dalla tua parte, sempre? Riuscirò a essere dalla tua parte, sempre? Anche quando mi criticherai? Anche quando mi tratterai come una rincoglionita perché non saprò usare un device di nuova generazione? Come farò a non diventare né tua amica, né tua nemica? Né un modello, né uno spettro? Come farò a essere tua madre?

Sono meravigliata. Innamorata. Incredula. Molto stanca. Inizio ad accusare i postumi della nottata insonne, i dolori del parto, un generale malessere che affiora dalle profondità di una spossatezza mai sperimentata prima. Quasi quasi schiaccio un pisolino anche io. 

Ed è in quel momento esatto, quando sto per abbandonarmi alla lusinga del riposo, che accade l’imponderabile: Bianca si sveglia. E piange. Forte. 

“Ehiii”, le dico, tirandomi prontamente su e accarezzandole lievissimamente il capo, che è così molle che fa quasi impressione toccarlo. Il mio timido approccio si rivela del tutto inefficace. Rincara la dose, urla di più, come certi clienti incazzati per il disservizio ma pure per l’inefficienza del customer care. MERDA. 

Adesso me ne rendo conto: ho il terrore di prenderla in braccio, di romperla, farle male, non tenerle bene la testina. Io non lo so come si maneggiano le persone che hanno poche ore di vita, per Dio. 

Sono paralizzata. Aiuto. Suono il campanello. Dove sono i soccorsi? 

Piange con una tale veemenza che non capisco dove trovi tanta energia in quel corpicino. Pronto, istinto materno? Esisti? Ci sei? Pensi di appalesarti o hai deciso di fuggire su un atollo in mezzo all’oceano con la mia libido, e spassartela? 

Nessuna ostetrica è venuta in nostro soccorso. 

Infine decido: sono sua madre, non posso non toccarla per paura di romperla.

Succede così, il mio primo vagito di mammità. Quella cosa che consente alle gatte di prendere i cuccioli dalla collottola, sapendo che è la cosa giusta da fare, anche se noi umani non la comprendiamo, privi come siamo della logica felina, e ogni volta ci tendiamo tutti nello sforzo di fidarci di mamma gatta. Così io prendo per la prima volta in braccio mia figlia e faccio l’unica cosa che so che bisogna fare: mettermela addosso, perché il rumore del mio cuore e il mio odore la calmeranno, le faranno capire che è a casa. Che il corpo che sente da fuori, è lo stesso che fino a poche ore fa sentiva da dentro. In effetti, si calma. Smette di piangere. Nel dubbio, le allungo un capezzolo, sia mai che c’ha voglia di assecondare quel primordiale bisogno di suzione. Ciuccia, per qualche secondo. Poi si addormenta, così, con la tetta in bocca. Solo allora lo annuso: l’odore inebriante del neonato di cui tutti mi avevano parlato e al quale io non avevo mai creduto, avvertendo anche una specie di repulsione all’idea di sniffare i figli, a cui associavo odori altri (di latte, di cacca, che ne so). Invece no. È un odore nuovo e fresco che mi ubriaca le narici, che mi raggiunge il cervello e me lo annega in una bellezza sconosciuta, in una purezza di cui non ho memoria, un profumo che mi manda scema e da solo vale, forse, tutta l’esperienza delle ultime 24 ore. 

“Ciao Bianca”, le sussurro. 

“Come stai, amore mio”, le dico, mentre le porgo l’indice e lei me lo afferra tra il sonno e la veglia, prontamente, come qualsiasi neonato farebbe ma per me è un fatto eccezionale, infatti sorrido, infatti piango, e mi accorgo che c’ho una voragine dentro, il vuoto incolmabile di tutto ciò che non so. 

Alle 11 fatico a star sveglia. Una signora entra in camera e mi chiede informazioni su malattie ereditarie, miei problemi di salute e io mi chiedo perché da due giorni tutti mi pongano le stesse domande. Come, nel 2021, non esista un modo più smart di raccogliere le informazioni sui pazienti. 

Quando va via, Bianca continua a dormirmi addosso. 

Avvinghiata al mio petto, come un geco alla parete in una notte d’agosto.

3 commenti Aggiungi il tuo

  1. metalupo ha detto:

    Mangiagalli, sala attesa sala parto.
    Adesso.

  2. newwhitebear ha detto:

    l’istinto non inganna mai e hai fatto l’unica cosa che dovevi fare: seguire il tuo istinto.

Parla con Vagina, Vagina risponde

Inserisci i tuoi dati qui sotto o clicca su un'icona per effettuare l'accesso:

Logo di WordPress.com

Stai commentando usando il tuo account WordPress.com. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto di Facebook

Stai commentando usando il tuo account Facebook. Chiudi sessione /  Modifica )

Connessione a %s...