Psicodramma Politico

Sono settimane che affronto un drammatico dissidio interiore: vivo a Milano, dove quasi tutti quelli che conosco schifano profondamente il movimento 5 stelle; ma sono del sud, dove quasi tutti quelli che conosco hanno votato il movimento 5 stelle (e schifano, con un variabile grado di intensità, il PD). L’Italia che vedo, quella che percepisco, che non è detto sia l’Italia che vedono tutti gli altri, è un paese polarizzato, nettamente fratturato in due parti. Questa percezione non mi deriva solo dai tiggì o dalle prime pagine della stampa. Mi deriva anche dai commenti quotidiani che ascolto e che leggo, fatti da persone che conosco bene. È un’Italia collerica, sarcastica, arroccata su posizioni di principio e capricci, disinteressata al dialogo, alla comprensione, al compromesso. Un’Italia a tratti delirante.
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Ora io non sono una fine politologa, una costituzionalista consumata, un’economista esperta. Non mi sono mai “tesserata” a un partito, non sono mai stata attivista, non ho mai presidiato costantemente la piazza e non mi sono mai sentita pienamente rappresentata da nessuna delle cosiddette “alternative politiche“. Neppure da quelle nate appositamente per intercettare i soggetti come me, tipo il m5s. Alle ultime elezioni ho votato un partito che non ha superato la soglia di sbarramento (i radicali, ndr). Ma per capire davvero il mio attuale psicodramma politico, che negli ultimi giorni ha assunto tinte quanto mai fosche, bisogna fare un paio di premesse spicciole, qualche generalizzazione, giusto tre riflessioni approssimative, degne di una chiacchierata occasionale tra avventori di un bar.
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PRIMA PREMESSA:
Milano è una città in cui, chi è scampato al berlusconesimo, e al maronismo, e alla formigonìa, è confluito nel PD. L’appartenenza a questa sfera è chiara, tangibile, persino inevitabile. Se si vuole avere uno sguardo ravvicinato di cosa sia il PD alla sua massima efficienza, non bisogna andare in alcun posto all’infuori di Milano. E a Milano il PD funziona. Cazzo se funziona. In questi ultimi dieci anni, mentre il resto dell’Italia andava in malora, a Milano sono sorti nuovi QUARTIERI, nuove LINEE DI METROPOLITANA (che non è che sono lì in cantiere eh, la lilla non c’era e adesso c’è, ci si può viaggiare sopra, è super hi-tech e pulitissima, sempre; la blu è in costruzione), nuovi teatri, nuovi locali, nuovi ristoranti, nuove librerie, nuove boutique, nuovi mercati, nuovi centri commerciali, nuovi rooftop, nuovi ospedali, edifici premiati come i migliori al mondo…così, dal niente. A Milano non si sente l’esigenza di un’alternativa politica, perché le cose funzionano, ed è francamente bello avere un sindaco che è pure un bel signore presentabile, con un buon titolo di studio, ben vestito, culturalmente evoluto e votato a valori socialmente di sinistra. Voglio dire, a Milano non c’è bisogno di altro. A Milano, si sta bene.
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SECONDA PREMESSA:
Il problema, però, è che l’Italia non è Milano. Il problema è che io vengo da una città che ha avuto come sindaco Giancarlo Cito (un mafioso), Rossana Di Bello (Forza Italia, ha fatto fallire il comune con un buco di ennemila milioni di euro), Ippazio Stefano (il sindaco fantasma, che era di sinistra, ma andava in giro armato di pistola) e, dulcis in fundo, il Presidente della Regione Nichi Vendola, omosessuale e comunista, un trionfo c’era parso ai tempi, fino alle intercettazioni con la famiglia Riva sul caso Ilva, che erano alquanto distoniche per uno che aveva fondato il partito “Sinistra, Ecologia e Libertà” (poi rinominato, con amara ironia, “Sinistra, Siderurgia e Libertà”). Il problema è che al sud ci sono costruzioni incomplete per sempre, treni del dopoguerra che viaggiano sullo stesso binario, disastri ambientali taciuti, ponti che crollano, servizi inaffidabili, disoccupazione. Al sud, le uniche opere pubbliche fatte nell’ultimo decennio, sono i dossi sul manto stradale dissestato di buche. Al sud, gli ospedali si chiudono, mica si costruiscono.
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Su un manuale di storia della politica italiana, ci racconterebbero anche che il sud è stato tradizionalmente una banderuola politica, il luogo in cui è nato ed è proliferato il voto di scambio, non solo per la malavita e la chiesa (che erano un po’ due facce della stessa medaglia), ma pure perché al sud votavi chi ti dava il lavoro, fine. Al centro, invece, c’erano le zone rosse, tradizionalmente di sinistra, con gli zoccoli duri della Toscana e dell’Emilia, e poi il nord era la zona bianca di ispirazione democristiana, dalle cui ceneri è nata la Lega Nord (e naturalmente, il ventennio berlusconiano). Tutto questo per dire che, banalmente, il sud non aveva un orientamento politico forte, definitivo, identitario. Aveva e ha altri valori bellissimi, ma la politica è sempre stato un affare complesso, in un territorio altamente presidiato dalla malavita (che non è una leggenda, e non è una serie tv, e neppure un monologo di Saviano da Fazio). Il sud è un territorio schiacciato da mezzi di sviluppo ridicoli, ricatti occupazionali, contentini sporadici. È un sistema sociale e culturale profondamente diverso, ed è un ambiente nel quale tutte le precedenti ricette politiche sono fallite. È un territorio nel quale mancano la speranza e la fiducia nelle istituzioni (che sono fatiscenti, quando non del tutto assenti), manca spesso l’esperienza e a volte la competenza. Talvolta, bisogna essere onesti, manca pure la voglia di fare perché in generale pare che nessuno faccia un cazzo e che “fare” sia impossibile o inutile. È un luogo nel quale, inoltre, nessuno di noi torna, dopo aver girato l’Italia, l’Europa e il mondo, per renderlo un posto migliore. E così quell’altrove, del quale ci piace parlare per fare ironia sulla bontà del cibo, sul pacco da giù, sul fritto, sul sole, lu mare e lu ientu, diventa un posto sempre più remoto, sempre più isolato, sempre più radicalizzato nei suoi problemi di cui, in fondo, noialtri, da qui, possiamo ben guardarci. Perché noi ci siamo emancipati, perché quell’emancipazione l’abbiamo scelta e ci è costata, e non ci interessa più capire le ragioni di paesi, città, grandi città che non riescono manco a gestirsi la loro monnezza, che si lamentano del lavoro assente ma tutto sommato si vive bene a spese di mamma e papà, che invidiano i concerti che possiamo vedere al nord, ma che da aprile a ottobre pubblicano foto di giornate a cazzeggiare al mare sotto il sole, mentre noi qui in ufficio a produrre e fatturare. Quel sud dove ci piace tornare in vacanza l’estate ma al massimo per una settimana perché poi no guarda mi viene da sclerare sono tutti lentissimi, i negozi chiudono al pomeriggio, che schifo i cassonetti in mezzo alla strada.
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Noi viviamo a Milano e a Milano si avverte solo un pallido riverbero del senso di crisi che dilaga in provincia, un’idea quasi inesistente del sentiment popolare, virale e cronicizzato che ha portato il m5s al suo 32% (e la Lega al suo 17%). E ogni volta che leggo o ascolto commenti pieni di disprezzo, di superiorità intellettuale, di sufficienza nei confronti di chiunque abbia votato il movimento 5 stelle (che, lo ricordo, non ho votato) mi viene il rodimento di culo, perché io purtroppo non posso usare riduzioni altrettanto semplici: io non posso dare per certo che siano tutti stupidi quelli che votano 5 stelle, o che siano tutti stronzi quelli che votano PD. So, perché conosco entrambe le realtà, che – in mezzo a tanto degrado – esistono persone intelligenti sia da un lato che dall’altro. So, perché è evidente e lo sappiamo tutti, che esiste un movimento saldo, con un elettorato fedele e incrollabile, che dal 2013 al 2018 è rimasto sul 30%. Questo significa che un italiano su 3, lì fuori, vota 5 stelle. E in certe zone d’Italia, sono 3 italiani su 3, a votare 5 stelle. 
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Di fronte a questo scenario, non sarebbe un errore se la sinistra ammettesse di aver perso delle buone teste, in questi anni; se ammettesse di aver abbandonato il sud, di aver rimosso le istanze dei più deboli, di aver perso la capacità di comprendere i problemi delle persone comuni, rinchiudendosi in una torre d’avorio nella quale chiunque sbagli un congiuntivo è un minus habens al quale bisognerebbe revocare il diritto di voto. Mi piacerebbe se la sinistra si spogliasse di quella spocchia autoconferita e fosse migliore di chi dice “Pidioti“. Mi piacerebbe che ammettesse di essersi trasformata nella gauche caviar, di non sbattersene granché degli umili e neppure degli ultimi, e di vivere ormai la sinistra come se fosse una moda, uno stile di vita: se sei di sinistra ti piace un certo tipo di cucina, un certo tipo di ristorante, un certo tipo di abbigliamento, un certo tipo di vacanza, un certo tipo di quartiere, un certo tipo di istruzione, un certo tipo di autore, un certo tipo di programma televisivo, un certo tipo di estetica. Hai un certo tipo di valori condivisibili, ti muovi in un frame culturale molto definito, e dentro vuoi che ci siano solo persone che ti assomiglino tantissimo, perché in fondo la sinistra è diventata un’élite peggiore della borghesia che doveva combattere. È la sinistra con i soldi, con le azioni, con i patrimoni immobiliari. È la sinistra che si sente sinistra perché è favorevole alle unioni civili, ma che non ha mai vissuto fuori dalla cerchia dei bastioni e non ha mai avuto un amico che abitasse alle case popolari, e forse non ha neppure mai preso un caffè a casa di un operaio (pensate, esistono ancora gli operai!). La sinistra che da ragazzina indossava i pantaloni strappati per tendenza, e oggi custodisce nella scarpiera le Louboutin. È una sinistra che ha diritto di esistere, per carità, non è che per essere di sinistra si debba per forza essere povery, ma dei povery bisogna occuparsi, perché la sinistra anche di questo si occupa e se smette di farlo diventa un partito vuoto. Ed è a quella sinistra, sempre più chiusa e sempre più presuntuosa, sempre più autoreferenziale e sempre più debole, che muore senza accorgersene, indisposta a trattare coi diversi, inclusi i più stupidi, i più ignoranti, i più incazzati, ecco è a quella sinistra che si deve il merito di aver consegnato il paese nelle mani di forze sovraniste, populiste e dal retrogusto fascista.
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TERZA (e ultima) PREMESSA:
Tuttavia, non vorrei essere troppo ingiusta con la nostra sinistra, e trovo anzi importante inserire in una prospettiva di ampio respiro ciò che sta succedendo in Italia. In primo luogo, bisogna considerare che le sinistre di tutto il mondo sono in grave crisi. Le destre, al contrario, godono di ottima salute e mietono consensi nel malcontento popolare (effettivamente esperito nel quotidiano o mediaticamente iniettato nel sentire comune, non fa tanta differenza). Estrema Destra, il libro inchiesta di Guido Caldiron, spiega esattamente come tutta l’Europa sia attraversata da correnti nere, violente, antieuropeiste (cosa che non dovrebbe lasciarci dormire sereni). Ne “La Democrazia del Narcisismo”il giornalista Giovanni Orsina, invece, ci racconta che da un sondaggio pubblicato lo scorso gennaio emerge che il 54% degli italiani prova rancore verso l’Italia, sentendosi in credito nei confronti del proprio paese, con la convinzione di aver dato più di quanto abbia ricevuto. Due anni prima, lo stesso sondaggio, attribuiva questo sentimento a “solo” il 49% degli italiani. Il malcontento popolare è, a torto o a ragione, in crescita e questa crescita non si arresterà. Si potrebbe obiettare che in fondo abbiamo un tetto sopra la testa, che abbiamo un smartphone per pubblicare sagaci analisi politiche su Facebook, e abbiamo pure un’aspettativa di vita di 80 anni, invece che di 35. Si potrebbe obiettare che l’Italia ha vissuto momenti anche peggiori, regimi totalitari, terrorismo politico, governi mafiosi e che in fondo questo non è il momento più buio della storia contemporanea. Ma non farebbe la differenza. La gente, lì fuori, è incazzata e il fenomeno è di respiro internazionale.
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Nel tentativo di provare a dipanare la matassa, ho parlato con due donne, che sono mie amiche e delle quali non vi racconto molto perché il voto è segreto e magari quelle non vogliono che io faccia capire che sto parlando esattamente di loro due. Fatto sta che sono entrambe di sinistra. Cresciute in famiglie autenticamente di sinistra, con le idee chiare già a 14 anni, con episodi di impegno politico e sociale nei loro curricula. Insomma, due che la sinistra avrebbe dovuto tenersi strette. Due che difficilmente avrebbero cambiato idea, perché per loro la sinistra era un fatto identitario e culturale (roba che quando viaggiavano in macchina con la famiglia da bambine, ascoltavano e cantavano “Bella Ciao“). Due donne ironiche, intelligenti e colte (tra le lettrici più accanite che io abbia conosciuto). Bene, cosa hanno votato secondo voi? Cinque stelle. Entrambe. Ora, io cosa dovrei pensare? Che persone che ho stimato per tutta la vita siano rimbambite all’improvviso? Ma come fanno a non accorgersi del gigantesco problema di comunicazione e credibilità dei 5 stelle? Di quel complesso di superiorità morale? Di quanto siano dilettanti allo sbaraglio e sì, ho capito che pure-il-Trota!! ma non è questo il punto. Come fanno a non capire che tutta quella storia di essere post-ideologici a un certo punto diventa un problema perché, pensanpò, le ideologie sono solo idee messe in ordine? E, giusto o sbagliato che sia, in una certa misura, serve avere le idee più o meno in ordine per fare politica?
Ecco, devo pensare che si siano bevute il cervello, oppure devo sospettare che ci siano delle ragioni da ascoltare, un malcontento radicale e contagioso, una sfiducia irrimediabile nei confronti della pseudo-sinistra?
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Insomma, ho parlato con queste due amiche. La prima, ha votato i 5 stelle schifandoli, turandosi il naso, come si suol dire. La seconda, il cui fidanzato non ha una “fabbrichetta” ma in fabbrica ci lavora, ogni giorno, coi turni, ecco lei li ha votati con fervente convinzione. Quando Di Maio e Salvini hanno iniziato a flirtare, le ho scritto per chiederle cosa ne pensasse. Mi sembrava paradossale che i 5 stelle, votati quasi all’unanimità dal sud Italia, scendessero a compromessi con Salvini della Lega (Nord), che sarebbe ancora lì a prendersela con i terroni, se non fossero arrivati i negher. La mia amica mi ha risposto, spiegandomi il suo punto di vista: l’unica cosa di sinistra che si possa fare oggi, è sporcarsi le mani, capire il movimento, entrarci e portarlo a sinistra. Creare anticorpi interni che arginino derive estreme. Fare, non lamentarsi. Ricostruire, in seno a una forza politica in crescita, di certo non praticare necrofilia su un partito, il PD, che ha perso qualunque forma di credibilità agli occhi di chi è “di sinistra davvero”.
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CONCLUSIONI:
Ecco, io non so quale sia la scelta giusta, non so come saranno accolti e trattati i penta-stellati dell’ultimo minuto da quelli della vecchia guardia, non so cosa succederà la prima volta che un tizio entrerà nel giardino di un signorotto col porto d’armi, ma inizio a pensare che gli elettori di sinistra, quelli intelligenti che sanno praticare l’esercizio del dubbio, si troveranno a fronteggiare un dilemma imponente. Oserei dire monumentale. Inizio a pensare che dovranno chiedersi quale sia la strategia migliore per non consegnare il paese alle destre, più o meno estreme; per non consegnarlo alle destre e ai populisti insieme; per non consegnarlo ai populisti di destra o ai populisti metà e metà; per non illudersi di vincere perché tanto dove cazzo devono andare; per difendere i valori in cui credono; per resistere al prurito di parlare di scieghimighe; per essere in pace con la coscienza, il mattino dopo le elezioni.
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Vi lascio,  con l’auspicio che aver condiviso il mio psicodramma politico, non sia occasione per vomitare slogan, ovvietà, volgarità, amenità, spocchiosità di ogni genere qui sotto. Tra quelli che, senza esitazione, tifano sugli spalti, a fare gli ultras di una parte e dell’altra, o di quell’altra ancora, immagino ci siano persone che osservano esterrefatte gli eventi di questi giorni, provando a comprenderli, a ricostruirvi una logica, a mediare le posizioni, ad analizzare gli scenari, a sconfortarsi e a confrontarsi, a parlare con educazione, dando luogo a un dialogo e non a un bullismo da terza media.
Quelli, qui, sono sempre i benvenuti. Gli altri, meno.
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Ps: dopo aver scritto questo post ho intrapreso un’estenuante discussione di tre ore con un amico penta-stellato della prima ora, uno di quelli assai convinti. È stato spossante, ma ce l’ho fatta e a un certo punto lui mi ha detto una frase che credo riassuma il pensiero di molti:
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“Il movimento non è perfetto, ma è migliorabile. Gli altri partiti non sono migliorabili”. 
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Gli ho risposto che io vedo soprattutto un margine di peggioramento, tanto più se il movimento viene affiancato dalla forza politica sbagliata. Chissà che non abbiamo ragione entrambi.

29 commenti Aggiungi il tuo

  1. Carmen ha detto:

    10 e lode! Condivido! 🙂

  2. Giulia ha detto:

    ❤️

  3. metalupo ha detto:

    La sinistra è sparita tra gli ultimi e gli ultimi hanno sparito la sinistra.
    Questa mi è venuta così ma direi che rende l’idea.
    L’analisi è perfetta, ti si aspetta da Floris.

  4. Mezzatazza ha detto:

    Molto d’accordo: una sinistra valida – poche cazzate – non c’è.

    Per quanto mi riguarda, al momento di valido non c’è nessuno.

  5. alexiel80 ha detto:

    Da isolana capisco pure troppo bene il divario nell’efficienza delle istituzioni di cui parli. Son sempre stata di centro sinistra, abbastanza moderata anche se la nostra sinistra mi ha portato spesso a solidarizzare con la destra più moderata. La sinistra italiana non è mai stata solida e negli ultimi anni si è, a mio avviso, persa tra eccessi di intellettualismo e garantismo che già possono non essere apprezzabili di suo dal grosso della popolazione ma di sicuro non lo sono in un paese con grossi problemi strutturali. Si sono allontanati dalla base e non sono stati in grado di attirare persone serie e capaci nelle loro file. Hanno reso gioco facile a chi è stato bravo con gli slogan e i proclami perchè in questo paese piace andare al mercato e piacciono i piazzisti e si scodinzola subito a chi vende meglio, se poi non è merce buona o sicura poco importa, mi ha convinto comunque. Quando è nato credevo che il movimento fosse la soluzione perfetta nel gestire le piccole realtà proprio per aiutarle a mettersi in riga e a funzionare come si deve. In linea di max salvo qualche eccezione purtroppo non è stato così. Non riesco a votare per loro neanche turandomi il naso in primis perchè mi urta vedere che pur di accaparrarsi più gente possibile accolgono tra le loro file cani e porci guardandosi bene dal prenderne le distanze, e poi perchè li vedo continuamente impreparati e incoerenti anche quando dovrebbero presentarsi al meglio. Sembrano ragazzini che giocano a fare i grandi.
    Detto questo anche io come te non ho ricette, credo bisognerebbe ripartire dalle basi, dal creare anche una cultura della società e delle istituzioni perchè la gente ci si riavvicini, bisognerebbe un po’ di polso per evitare il degrado, bisognerebbe l’impegno di tutti.
    Il problema è che mi pare tutto utopia…

  6. nerodavideazzurro ha detto:

    Ciao, Vague
    E’ da qualche post che ho omesso di commentare, ma questo qui è “inesimibile” da commento per parte mia, perché me lo dice quella vocina interiore che – non lo so – dicono spinga a pensare e fare cose.
    Sono approdato pure io nel tempo a scelte politiche diverse, man mano sempre più, rispetto al congenito colore rosso, ma rosso rosso, come il sangue del Risorgimento e della Resistenza.
    Ecco: esiste ancora quel rosso, di quella tinta lì? O piuttosto una sua sbiaditissima caricatura?
    E ho agito di conseguenza, perché non vivo in bolle fashionpop o economic-chic, ma in una cittadina piena di potenziale di vario genere ma con carenze strutturali e di competenza secolari a pochi km dal mar Tirreno. Qua le bolle stanno nei torrenti e puzzano ( e manco illudono i lavoratori con un salario ex art. 36 Cost in cambio dell’attentato alla salute).
    Milano ha le sue colpe, lo dico senza giri di parole: chiusa come la sinistra e come FI e altro in un autoreferenziale benessere e ossessione produttiva che si traduce poi paradossalmente in un bisogno di scappare appena possibile altrove a fare tutt’altro, diciamolo: sembrano i tedeschi d’Italia. Almeno in gran parte, non voglio essere ottuso.
    Bene, tutto questo non funziona soprattutto fuori dalla bolla, le concentrazioni e i monopoli economici si sono sempre basati sul fatto che esistano abbastanza polli da spennare al di fuori della cerchia di “eletti”; oggi, notizia, ne sono sempre meno i polli, o comunque quelli che possono permettersi di esserlo e non detestano essere trattati come tali, soprattutto da chi nei decenni sbandierava di poterli e saperli e – soprattutto – VOLERLI tutelare.
    I fatti hanno comprovato un’abdicazione, certificata con storpiature dello Statuto dei Lavoratori – così faticosamente ottenuto dopo le contestazioni sessantottine; questo senso di crescente impotenza, frustrazione e sconforto spesso si tramutano in rabbia e voglia di ribaltare lo status quo che invece sembra tanto far comodo altrove: ed è questa la causa vera dello stallo, che vi sia chi impunemente vi prosperi e lo voglia conservare e perpetuare.
    Ora, come pensi che ci si senta in questa gabbia?
    Venire tutti dentro alla bolla fascionpop la farebbe scoppiare solo più velocemente, ecco cosa. Per quanto splendente e funzionante non reggerebbe l’urto . e mentalmente già non lo regge da un po’, sennò come spieghi FI e Lega, nate ben prima dei m5s?
    Ci sono istanze e chi le ascolta, chi fa finta di farlo e chi palesemente se ne sbatte.
    Concludo – ché ho “scavallato”, pardon – dicendo che, checché se ne pensi, in Italia <> compreso quello piddino, forzista o democattochissacosa. Se c’è ancora qualcuno che lo riconosce, ben venga il populismo (che è ben altra cosa della più largamente cavalcata demagogia) secondo Costituzione (che TUTTI DOBBIAMO rispettare e pretendere che si rispetti).

    1. nerodavideazzurro ha detto:

      omissis:
      “la sovranità appartiene al popolo” – art. 1 comma 2 Cost.

      1. emmepi ha detto:

        Che però non può esercitarla direttamente, e quindi lo fa attraverso i propri rappresentanti.
        Il problema, a mio avviso, è che i rappresentanti rappresentino più se stessi – nessuno escluso

      2. nerodavideazzurro ha detto:

        (Oltre ai vari referendum e petizione per leggi d’iniziativa popolare _ di fatto mai applicata) vero, ma cionondimeno non è “imputabile” l’essere propensi ad ascoltare le istanze dei cittadini, imho

  7. noemi ha detto:

    Hai precisamente colto il punto della situazione.
    Penso che bisognerebbe sempre interrogarsi prima per progredire, altrimenti andiamo avanti stile pecore e continuiamo ad aggrapparci alle novità e intanto ci lamentiamo, perchè è l’unica cosa che sappiamo fare da una vita.
    BRAVA.

  8. Katy ha detto:

    Ti capisco fin troppo bene. Sono palermitana ma vivo e lavoro in lombardia da quasi venti gloriosissimi anni (una terrona in seno ai lumbardddddd). Amo Milano, che mi ricorda tanto la mia Londra, e anche Bergamo non è male (amore per la Lega a parte). Ecco, anche io come te ho dato il mio voto a un partito di quelli lì, quelli che hanno sulla carta buone intenzioni, magari fatti anche da gente moooolto seria, ma che ovviamente non avranno mai il favore popolare. I Cinque stelle non mi piacciono e non ce la faccio a convincermi. Mi sembrano un partito raffazzonato, che ha messo insieme un po’ chiunque. Innegabile però che ha saputo parlare agli italiani, di questo gliene dobbiamo dare atto (certo, agli italiani che due giorni fa erano tutti costituzionalisti e gridavano Al Gomblotto di fronte alle decisioni del buon Mattarella). D’altro canto abbiamo lui, il volpone, Salvini, che ha di fianco una donna che decide bene di farsi vedere mentre gli stira le camicette e che dice che una donna deve dare lustro al suo uomo (Anno del Signore 2018, e le nostre orecchie devono ancora sentire queste minchiate).
    Però questi due hanno convinto più degli altri, hanno fatto leva sulla stanchezza, sulla paura (che ci inculcano sempre loro, of course) e un’Italia stanca e impaurita gli è andata dietro. Insomma, ripropongo il finale di un mio commento fatto sempre qui da te (quella volta si parlava di cyber bullismo, ma chi sa come mai a me sembra sempre di parlare delle stesse cose, in fondo): we are in living in hard times.

  9. Demonio ha detto:

    Mi piace l’analisi perchè a grandi linee la condivido. Io mi ritengo un orfano di partito poichè in nessuno ritrovo affinità con le mie idee. Sono in disaccordo solo la dove dici “per non consegnare il paese alle destre” ma solo perchè penso che al momento , a stragrande maggioranza i partiti attuali siano tutti schierati a destra e vanno da una destra neodemocristiana (che ha assorbito ciò che restava della sinistra PD per fagocitarla) alla destra del sempieterno partito azienda berlusconiano per finire a destre populiste come quelle leghiste e pentastellate. Su questo movimento condivido molte delle cose che hai detto ma non potrei mai votarlio (anche se capisco il lavorare all’interno per cambiarli-migliorarli) perchè a mio avviso manca loro proprio ciò che loro dicono di voler superare ovvero il non avere una ideologia, una visione globale e alternativa che non sia solo un essere contro a qualsiasi cosa (populismo appunto) ma che dia delle risposte certe e univoche e non dettate dalla pancia o dal momento così che un giorno si dice una cosa ed un altro la cosa opposta. A loro poi imputo gran parte della responsabilità della distruzione di quel po’ che rimaneva della sinistra. Nella precedente legislatura se si fossero alleati con Bersani (non un fulmine di politico ma mille volte meglio di un qualsiasi Renzi) ed avessero messo Rodotà presidente della Repubblica le cose potevano cambiare. Magari no, ma qualcosa si poteva fare e loro non sarebbero rimasti un movimento in cui avrebbero trovato posto sentimenti xenofobi ed antieuropeisti. In ultima analisi penso che il grande problema politico attuale sia quello di venir fuori dalla mediocrità di un elettorato che vota chi riconosce come loro. Questo per me è un errore e non vuole essere snobismo radical chic ma solo affermare che la politica dovrebbe tornare ad essere prima di tutto un mestiere (non è vero che chiunque può fare il politico o chiunque capisca di tutto!) ma soprattutto dovrebbe tornare ad essere una cosa seria in cui si guarda al paese in prospettiva e non a seconda della convenienza elettorale del momento.
    Poi se si riformasse un partito di sinistra, che come tema mette in campo il lavoro, la scuola, la sanità, la ricerca,il superamento del neo liberismo, il coinvolgimento di altri partiti di sinistra europea per riformare questa Europa a trazione destrorsa sono convinto che oltre il mio entusiasmo tornerebbe anche l’entusiasmo di chi ormai vede solo disastri, buche e portafogli vuoti e voterebbe anche topo gigio se questi gli promettesse due euro in più!

  10. Occhineri ha detto:

    pensa che io invece vivo al sud e sono circondata da gente che ha votato Salvini.. anche per me che sono sempre stata di sinistra è stato difficile scegliere chi votare..

  11. Luca ha detto:

    Posso solo farti i miei complimenti per l’analisi. Ti saluto dalla (ex)rossa Toscana. Luca.

  12. emmepi ha detto:

    La sinistra è stata uccisa dai comunisti col cachemire.

  13. Aida ha detto:

    Il PD ha pure fatto cose buone, se ci pensi. per quanto discutibile essa sia, la legge sul biotestamento è un gran passo in avanti, per lo meno per quanto riguarda la dignità di un malato, un aspetto trascurato fino ad oggi. Ed anche la legge Cirinnà ha il suo perché. Come lo ha la legge sull’omicidio stradale, sempre promossa ed emanata negli anni del PD. Ma quello che fa male è vedere che si riuniscono nella (oddio, non mi ricordo come si chiama, mi viene in mente la bernarda, ma è quella cosa lì, ah, si la Leopolda!) leopolda, hanno la loro scuola politica requentata da un nutrito gruppo di ragazzi che di sinistra (quella sinistra dei nostri nonni) poco c’azzeccano.
    E dire che mi colpì una foto, in cui si vedeva Renzi camminare con gli imprenditori e tutti si chiedevano perché non fosse con gli operai.

  14. Elena ha detto:

    Il tuo psicodramma politico è anche il mio: sono disorientata, oltre che allibita dalla virulenza di chi difende a spada tratta i 5 stelle.

  15. 321Clic ha detto:

    Io mi sento tradita due volte da questo PD, a livello nazionale come tutti quelli che lo hanno sempre votato, e a livello locale perché il sindaco della mia città, storicamente rossa, si è dimesso per il dissesto economico certificato dalla Corte dei Conti a cui ha portato l’amministrazione. E oltre a non dare ai cittadini i servizi dovuti, per meglio sostenere l’occupazione locale ha pensato bene di affidare la gestione di un tot di questi servizi ad aziende estranee al territorio (e non per motivi di merito). Nonostante questo, non ci sono riuscita neanche io a votare 5 stelle, il mio è stato forse uno dei voti più inutili della storia.
    A Milano almeno c’è la soddisfazione di vedere che le cose funzionano, l’idea che mi ero fatta da lontano la sto toccando con le mani da un paio d’anni ed è proprio così, e questo mi da un po’ di speranza.
    Una cosa però mi sento di dire: le istituzioni non sono entità astratte, sono fatte di persone che si addossano una responsabilità seria, la gestione della “res publica”, ma non possono andare da sole. Quando una città funziona è perché c’è collaborazione da entrambe le parti, e per citare un fatto ovvio ma evidente, vuol dire che da un lato c’è chi organizza e fa eseguire la raccolta della spazzatura, ma dall’altro c’è anche chi fa la differenziata e non lascia schifezze dove non dovrebbe.
    Poi, su come risulti impossibile poter prendere il modello di una città ed ampliarlo ad uno stato, non mi do pace, ma a quanto pare sembra altrettanto impossibile fare il copia incolla anche solo su ben più piccoli enti locali.

  16. Marco T. ha detto:

    io dico che è estremamente maleducato entrare senza invito in casa d’altri, quindi non mi interessa che fine farà il tizio che entrerà nel giardino di un signorotto col porto d’armi.

    Lo so, è un’affermazione a rischio “flame”, ma forse questo spiega anche la situazione attuale: la gente ha votato così perché è esasperata, esaurita e non ne poteva più.

  17. giomag59 ha detto:

    Mi e’ molto piaciuta la descrizione del tuo “tormento”, e della ottima analisi dei mutamenti antropologici della sinistra, causa in gran parte dell’ascesa dei “barbari”. Sono d’accordo con te, mi trovo da quella parte che agli ideali ci credeva, ma ora non li ritrovo piu’ dove me li aspettavo…

  18. gaetano pesce ha detto:

    Bene, nulla da dire, hai espresso dei concetti molto semplici e chiari. L’italiano non ne può più di quella classe politica che si occupa dei pazzi propri senza analizzare le condizioni economiche delle persone e l ‘inequita della classe sociale povera. Comunque un Italia insoddisfatta. Ciao Gaetano P

  19. newwhitebear ha detto:

    è troppo tardi per scrivere qualcosa di sensato non per confutare quello che hai scritto, che secondo me è la logica del buon senso ma per argomentare il mio pensiero.
    Dico solo questo, visto che oggi 5s e lega hanno messo in piede il governo, mi sta bene che vogliate cambiare ma sfasciare tutto no senza un progetto di ricostruzione serio. Un premier debole, non posso immaginarlo diversamente, non sarà mai autorevole se le politiche di governo sono gestite da altri attori.

  20. Marco ha detto:

    Definire PD forza di sinistra oggi è cosa grossa, sembra che li gli ultimi compagni rimasti siano i compagni di merende. E lo dico da uno che ha votato il PD di Bersani pure con molta convinzione. E Sala… Dai…le poche notizie che trapelano dai mezzi di informazione, saldamente in mano a pdrenziano e fi (e qui si apre un altro lungo discorso), parlano di rinvii a giudizio e procedimenti penali aperti. Il fatto che fino ad ora sia l’unico ad essersi salvato dell’expo non significa niente. Milano non è meno mafiata di Taranto o di Palermo, semplicemente attirando da eoni capitali esteri rimane una mafia dei colletti bianchi, ti ticordo che è qui che Craxi basava il suo impero.
    Ma torniamo al PD ultimo, quanti credi, fra coloro che ne sono stati la dirigenza e il nucleo centrale, possano leggere e capire quanto scrivi?
    Credi davvero che un dimaio possa essere peggio ministro del lavoro rispetto a un poletti? O che sia legittime una campagna mediatica infamante sul professor Conte per due righe di curriculum vanitose dopo un assordante silenzio sulle menzogne di titolodistudiobattesimo fedeli?
    Per dirne due, perché anche qui, quanto di quello che leggiamo è attendibile? O continui anche tu a confondere giornalisti (pochi), con pennivendoli (tanti)?
    Ci sono momenti in cui non si puo andare per il sottile, se non te ne sei accorta siamo in guerra, quando la finanza esce allo scoperto ad indicare le direzioni della politica siamo gia nella cacca… Ti ricordo che il nazifascismo è servito per sanare i casini della finanza del 1929, nazismo che aveva tanti sostenitori nel mondo. Ma il fascismo non nasce in meridione ne trova li molto spazio. Stranamente nasce nel nord dove ancora oggi è ben radicato, e infatti sempre a votare l’uomo forte.
    Ah, io sono milanese, da sempre e di famiglia. Non ne vado fiero ma questo è.
    Comunque parliamone e diamo ragione alla tua amica, è ora di fare o ci si fanno.
    Sempre un piacere leggerti, persone come te fanno bene all’umanità tutta.

  21. TestaDiMedusa ha detto:

    Ti manca, nell’analisi il punto di vista del Nord, quello vero intendo. Io vengo dall’estremo Nord Est, dove il 50 per cento della popolazione è di destra, solo perché il fascismo non esiste più sulla carta, dove siamo gente di confine, gente fredda e chiusa che parla una lingua strana. E io nata da una famiglia di gente di sinistra vera, che si mantiene dopo anni sulla linea fra i mille dubbi di sorta, annovero tra i miei migliori amici da 20anni convinti razzisti, e convinti anti europeisti. Che vedono me, la “comunista” che è emigrata in Germania per trovare lavoro, un’eccezione alla regola. Ti chiederai perché. Perché la gente si può dividere dal pensiero politico che vota. I miei amici sono persone fondamentalmente buone ma che hanno sempre visto nella diversità qualcosa di cui aver paura piuttosto che qualcosa di cui nutrirsi e imparare.
    E loro hanno un lavoro, loro costruiscono case, fanno famiglia. Io me ne sono andata, loro hanno trovato tutto nel giro di 20 kilometri. Non gli manca niente, se non un Stato che tuteli tutto il lavoro che investono. Se non uno Stato che garantisca un po’ di sicurezza. E se poi arriva qualcuno urlando e dice loro che c’è gente (gli immigrati) che riceve dallo Stato senza dare, e loro si fanno il c**o e non ricevono nulla. Lì si incazzano e votano Salvini. Che a me fa più paura di loro. Perché i miei amici sono persone intelligenti e di buon cuore, lui no.
    Da noi il M5S è andato ai berlusconiani che non si ritrovavano in Salvini e ai delusi di sinistra indecisi.
    E votando dal paese della Merkel non sono mai stata in dubbio come quest’anno su quale fosse la scelta giusta. E ti capisco quando ti trovi in dubbio, ma onestamente, ho iniziato a capire anche gli altri, pur senza rispecchiarmici. Il problema della classe politica e della sinistra, come dici tu, è questo: il “non è possibile che votino Salvini” invece del “cerchiamo di capire perché votano Salvini”.
    Speriamo bene. Che a me l’Europa e Schengen servono. Che ci ho scommesso sopra.

  22. Bloom2489 ha detto:

    Bellissimo articolo, davvero

  23. framiche ha detto:

    Analisi puntuale, onesta e senza peli sulla lingua. Se ne sentiva il bisogno!

  24. Alessandro ha detto:

    “Gli italiani perdono guerre come fossero partite di calcio e partite di calcio come fossero guerre”
    Winston Churchill

    “Vi ho lasciato ignoranti. Torno dopo 80 anni e vi ritrovo ignoranti”
    Massimo Popolizio-Mussolini “Lui è Tornato”

    Cara Stella, i prodromi del tuo psicodramma (tuo e di un intero paese) partono da molto molto lontano. Dalla questione meridionale sollevata di recente da Pino Aprile per lo smantellamento di un tessuto sociale, industriale e statale come quello del Regno delle due Sicilie a favore di una piemontesizzazione forzata e a tutto quello che ne è seguito dopo le tre Guerre di indipendenza, Grande Guerra e Seconda Guerra Mondiale. Passare dallo Statuto Albertino del 1848 alla Costituzione del 1948 è sinceramente un po’ poco se pensiamo per esempio ad uno stato come la Francia che è diventata fra le prime una monarchia nazionale, poi rivoluzionaria, poi due volte impero poi cinque volte repubblica, oppure al Regno Unito che da Monarchia Costituzionale fa ancora oggi l’impero sotto le mentite spoglie del Commonwealth (Ricchezza Comune purchè a favore della real casa). Noi da bravi pasticcioni abbiamo avuto una monarchia che prima interferiva col parlamento e incasinava la politica estera marchiandoci a vita col simbolo della inaffidabilità che ci contestano ancora oggi nelle sedi comunitarie e non, poi era collusa col fascismo salvo smarcarsi nei minuti di recupero a partita perduta, quindi ancora più inaffidabili, poi col monoblocco Democristiano appoggiato dagli USA contro il monoblocco Comunista appoggiato dall’URSS durante la guerra fredda, dove la cultura ufficiale era omologata dalla DC e al PCI rimanevano i festival dell’Unità e poco altro per dimostrare di essere alternativa. Anni dove tutto era catalogato anche il sesso era di destra o di sinistra (vedi per tutti “Porci con le Ali”).
    Anni in cui la bandiera tricolore era relegata nei cassetti e tirata fuori per le partite della Nazionale di Calcio (solo lì eravamo tutti italiani patriottici), perchè al di fuori degli stadi era “roba da fascisti”, perchè essere stati partigiani era simbolo di libertà, mentre avere servito la Repubblica Sociale era roba seppellire in terra sconsacrata.
    Però fervevano idee e ideologie, filosofie e stili di vita, la democrazia che nasceva contrapposizioni e che alla fine faceva progredire il paese reale, dove chi aveva visto gli orrori della guerra cercava di fare ciò che era giusto per prima cosa e poi vedere la questione politica poi.
    Gente come Antonio Segni o Giorgio La Pira, Pietro Nenni o Sandro Pertini per citarne alcuni passando anche per persone come Giorgio Almirante hanno costruito una Italia solida nonostante le derive estremiste di destra e di sinistra e tutti gli attentati susseguitisi dagli anni 70 fino a tutti gli anni 80.
    Poi qualcosa si rompe, Piazza fontana, i fatti di marzo del 77 a Bologna e le stragi sui treni, le BR e gli anni di piombo (Moro in testa a tutti) , la Stazione di Bologna, Piazza della Loggia a Brescia, il DC9 Itavia. Da Ciro Cirillo in poi qualcosa cambia, le mafie mettono all’angolo le Istituzioni e i partiti politici perdono la loro capacità di essere guida e referente per il paese (attentato a Milano, a Via dei Georgofili a Firenze, a San Giovanni In Laterano a Roma e la trattativa Stato-Mafia). Da Mani Pulite in poi è cambiato tutto in peggio, si è disintegrato tutto. Non ci sono più idee e ideologie solo cattive amministrazioni e mezze figure incapaci di farsi rispettare in casa e fuori. Il finto bipolarismo distruttivo da parte di destra e sinistra con partitelli dal 3% di voti a fare da ago della bilancia quando non vere e proprie “mosche cocchiere” ci hanno portato a tutto questo. Siamo un paese stanco ed esasperato con pochissime prospettive e un futuro incerto per i giovani e per i vecchi.
    Lega e 5 stelle sono al governo perchè gli italiani si sono stancati. Mi permetto di aggiungere finalmente. Cesare Pavese scrisse che in Italia non si sarebbe mai fatta la rivoluzione perchè era un piccolo paese dove si conoscevano tutti.
    Se si tratterà di un semplice rigurgito o di qualcosa di più concreto lo vedremo in seguito. Non posso parlarne bene o male perchè non lo so ancora. Di sicuro so che negli ultimi 25 anni i governi hanno dato più botte che risposte agli italiani, sia i governi politici che quelli “tecnici” con pianti da coccodrillo in diretta Tv.
    Siamo un paese che potrebbe dare ancora moltissimo, ma a quanto pare ai nostri politici fino ad ora non è importato molto. staremo a vedere, se non funzionano nemmeno questi non so più chi possa rimetterci in carreggiata… come democrazia intendo.
    Concludo che a marzo sono andato a vedere il film “Lui è tornato”. Sembrava l’ennesima satira quasi macchiettistica del fascismo in salsa anni 2000. Sono uscito (come tutti quelli che erano in sala) incupito e preoccupato. Il rischio di perdere la democrazia è più forte adesso di quello degli anni 70. Dobbiamo smettere di essere sempre contro, proviamo una volta a costruire qualcosa dal basso, la democrazia partecipata quella che dice no ai soprusi, fossero anche provenienti dal partito a cui abbiamo dato il voto, anzi soprattutto a quello.
    Concludo dicendo che Sandro Pertini disse ai giovani in uno splendido discorso che se chi governava non lo faceva nell’interesse dell’intero paese andava cacciato col voto se possibile oppure con le pietre ed i bastoni se la situazione lo richiedeva.
    Lo stesso Pertini che aveva chiesto di svuotare gli arsenali e riempire i granai, perchè la pace si raggiunge attraverso l’amicizia e la mutua prosperità.

  25. Stefano ha detto:

    Ciao,
    Scusa ma non sono d’accordo con la tua analisi politica e sociologica
    1) il Sud non e’ una landa desolata o una discarica.Negli ultimi anni sono aumentate le riserve protette e la raccolta differenziata.
    2)Al Sud si fanno anche infrastrutture moderne come il nuovo aeroporto di Bari collegato via ferrovia al centro
    3) citta’ come Lecce, Bari,Otranto e anche Napoli hanno visto un boom turistico non indifferente.
    4) al sud non si va al mare dalla mattina alla sera ma forse solo la domenica e solo chi abita sulla costa. La pausa pranzo e’ piu’ lunga ma i negozi in Puglia chiudono alle 21 e non alle 19 come in brianza.
    5) tutti gli italiani del nord anche quelli di sinistra fanno commenti razzisti e sarcastici sui meridionali ma nessuno si meraviglia forse perche’ noi meridionali non siamo trendy come gli immigrati?
    6) A Milano il Pd ha vinto nel centro storico ma ha perso nelle periferie. L’expo e le due linee della metro nuove furono volute dalla giunta di centro destra.

    Grazie per l’attenzione.saluti.

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